First gentleman proprio no. E non tanto perché la mano sul pacco individua con ragionevole certezza l’esatto contrario di un gentiluomo: il fatto è che il padre della figlia del presidente del Consiglio non era suo marito, il titolo vale solo per le famiglie tradizionali.
Il compagno Giambruno – ma c’è poco da sorridere – è stato giubilato in un amen, un tweet mattutino l’ha fatto scivolare nel girone dei dannati, degli impresentabili, dei lupi. “Giamplupo e Cappuccetto nero” è già diventato un ready made su un muro milanese, opera della street artist Cristina Donati Meyer.
Non l’avesse mai detta quella frase che invitava le donne a stare attente ai lupi serali. Il fatto è che qualsiasi cosa abbia detto o fatto nella sua breve carriera gli si ritorcerà implacabilmente contro. Almeno fino a quando ci saremo scordati di lui.
Ma quand’è che Giorgia Meloni ha scoperto che insomma quando è troppo è troppo? Sì, certo, troppo tardi, sussurrano le antipatizzanti, con quel ciuffo poi. Ma le simpatizanti, anche e soprattutto a sinistra, sono di più, da Dacia Maraini in giù, diciamo: la rovinosa caduta del patriarca/macho oggi si porta molto (ma nell’Ottocento chi avremmo indicato tra i due come quello con i pantaloni?).
Scopriamo invece che almeno da un mese – ci informano Repubblica e Stampa – la premier era stata informata da Pier Silvio in persona sulla condotta non irreprensibile di Giambruno, in occasione di un incontro al vertice (a occhio, presidenza del consiglio e amministratori Mediaset, è proprio vero, certi amori non finiscono mai).
I giornali di opposizione malignano su una vendetta dei Berlusconi, toccati nella carne viva (Mediolanum) con la proposta di tassare gli extraprofitti delle banche. Ci ha provato Giorgia a impedire il prevedibile showdown dei fuorionda?
Sì, ma Antonio Ricci, dicono i ben informati, è intoccabile, incensurabile nelle sue scelte. Perfido, il padrone di Striscia la Notizia centellina i fuorionda, un paio di bordate in prime time per ora possono bastare.
Del resto i muri di Mediaset hanno più orecchie di una sala concerto piena: non è un po’ inquietante il magazzino di file audio a bassa frequenza dal quale estrarre questa o quella perla di sconcezza come da un cesto le ciliegie?
Dobbiamo quindi credere che giusto un mesetto fa le strade della coppia si siano divise (si immagina in corrispondenza della sgradevole agnizione del vero Giambruno) e Giorgia, non sapendo come mettere la parola fine, abbia colto l’occasione al volo?
Intanto è scattata la damnatio memoriae del reprobo. Sospeso dalla conduzione, che per un aspirante anchor man è la morte civile (poi magari ci spiegheranno – mai dimenticare Petrolini -perché ce l’avevano messo, se dobbiamo escludere un favore al più potente di turno).
I colleghi Mediaset lo raccontano come personaggio un po’ fuori le righe, piacione indiscriminato. Mollicone si dice a Roma. Se, tuttavia, come carattere dovessimo associarlo a una malaerba, a Milano come a Roma non basterebbe tutto il diserbante della Monsanto per sradicarla.
“E’ uno che gioca in modo anche pesante con tutte, dalla barista alla co-conduttrice, giovani e meno giovani”, riferisce l’amica Simona Branchetti, volto noto del Tg5 e amica di Giambruno (per questo Dagospia un paio di mesi fa insinuò chissà che cosa per una pizza dei due).
E meno male che è un’amica. Altri in Mediaset sembra non tollerassero le sue smargiassate: perché ravanava con troppa frequenza il sotto pancia o perché era il marito di?
Su di lui comunque si è abbattuta una tempesta perfetta, una valanga di cacca, il tiro incrociato di media, politica e opinione pubblica. Uno sputtanamento totale. Talmente fuori dimensione da indurre i più nobili e sensibili quasi quasi a tifare per lui.
Ma come fare? E adesso è venuto pure fuori che faceva parte della scuderia di Lele Mora. E’ da quel catalogo là che Giorgia aveva scelto il suo compagno trofeo, ammoniscono le antipatizzanti implicitamente redarguendo le ingenue simpatizzanti. Comunque un rovello.
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