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Moneta fiscale e redditi senza controlli: il “gratuitamente” di Conte costa 110 mld (più 7 l’anno). Da pagare anche ai furbi

Il credito fiscale: commissiono un lavoro edilizio, lo Stato mi riconosce un bonus, un credito pari al 50 oppure 60 oppure 90 o addirittura 110 per cento di quanto il lavoro costa. Vado da qualcuno (all’origine banche ma via via e praticamente da subito chiunque e la qualunque) e dico: lo Stato, l’Agenzia delle Entrate mi riconosce, mi “deve” un rimborso (questo è il credito fiscale) pari a…Facciamo cento. Lo Stato mi rimborsa ceto euro in dieci anni, 10 euro l’anno. Tu banca o tu la qualunque, quanto mi dai subito? Novanta euro? Ok, li prendo. I cento euro dello Stato li passo a te: ti ci guadagni dieci e io incasso 90 subito con cui pago i lavori.  Anzi, facciamo una cosa, facciamone un’altra: i cento euro che mi rimborsa il Fisco in dieci anni li giro all’impresa che fa i lavori che a sua volta (dopo averli spesso opportunamente gonfiati in modo che ci rientri il guadagno di tutti i tutti i passaggi) li gira a banche, finanziarie varie, società private, a chiunque e a la qualunque.

E poi il giro e il girare, il far circolare quei cento euro che lo Stato mi rimborsa sotto forma di credito fiscale (cioè di sconto sulle mie tasse future, cioè di minor gettito fiscale) prosegue, continua, continua, prosegue…Il credito fiscale diventa moneta fiscale circolante. Una moneta basata sul “tanto paga lo Stato”. Per anni questa moneta ha circolato, a tratti vorticosamente, così: i miei 100 euro alla prima cessione si cedono a valore 90, alla seconda 85, alla terza magari 70…Alla quarta, quinta, sesta cessione il valore nominale della cessione del credito non solo cala ma perde rapporto con la moneta reale. La giostra della cessione del credito diventa una sorta di Zecca non di Stato ma di massa: attraverso la circolazione del credito fiscale si mette i circolo una moneta fiscale le cui quantità le “stampa” la gente e il cui conto la gente lo accolla allo Stato.

Truffe a parte, una follia

Al netto di truffe molteplici e copiose, al netto di crediti fiscali incassati (e subito fatti girare come moneta) per lavori mai effettuati e anche su immobili inesistenti, al netto del mastodontico fenomeno indotto per cui preventivi e prezzi gonfiati tanto il committente non ha interesse a controllare e contenere (paga lo Stato, addirittura il 110 per cento della spesa), con la libera e incontrollata circolazione del credito fiscale come fosse moneta si è data ad aziende private e a privati cittadini (e anche a truffatori piccoli, occasionali o grandi e seriali) la potestà, il potere di stampare di fatto moneta. Questo giocherello ha un costo, finora, solo finora, è costato 110 miliardi. Lo Stato deve onorare, cioè pagare, 110 miliardi di crediti fiscali. Decisi e formati, senza controllo alcuno, dalla circolazione, non clandestina ma senza legge, dei crediti fiscali. Una follia. Una follia insostenibile. Una follia che pagheremo in moneta, in montagne di euro.

La bugia del “gratuitamente”

Per meriti culturali e ideologici il conto da 110 miliardi da pagare andrebbe portato a Giuseppe Conte. Ha percorso l’Italia (e raccolto non pochi voti elettorali) raccontando che “gratuitamente” ci si rifaceva casa. E questo grazie soprattutto ai bonus edilizi marcati M5S, Super Bonus al 110 per cento come bandiera da far garrire più alta. Non c’è e non c’era nulla di gratuito: il conto fa 110 miliardi là dove erano stati previsti e stanziati una trentina. Cui vanno aggiunti per affinità e paternità ideologica e culturale i circa sette miliardi annui di costo del Reddito di Cittadinanza. Anche qui la cultura del “gratuitamente” che le leggi made in M5S hanno declinato nella concretissima forma del senza controlli. In origine l’Inps aveva avuto disposizione da M5S governante di pagare subito, controllare dopo, magari. E la libera e incontrollata circolazione della moneta fiscale da cessione crediti bonus edilizi è e resta un must dei venditori del “gratuitamente”.

Blocco della cessione crediti: atto di salute pubblica. Finanziaria e non solo

Il governo Meloni che ha bloccato d’ora in poi la cessione dei crediti fiscali da bonus edilizi, cioè ha chiuso la Zecca di massa che stampava moneta fiscale, ha dovuto farlo per semplice stringente motivo: arrivati a 110 miliardi e continuando così la cassa pubblica letteralmente sballa. Aumentate le tasse o tagliare sanità, pensioni, scuola o cosa altro per far continuare il circolare e lievitare dei crediti fiscali era ed è l’impensabile alternativa. Impensabile? La giostra dello stamparsi più o meno da soli e scambiarsi poi moneta fiscale ad un sacco di italiani era piaciuta. Quindi ora che va a finire si leva il lamento del “c’eravamo tanto scambiati, c’eravamo abituati”. Corredato da preci e pianti rituali su aziende e lavori a rischio. A questo lamentare si accoda, per evitabile riflesso seppur automatico riflesso, l’opposizione politica. Passi per M5S del “gratuitamente”. Falso, ma passi che M5S se ne dichiari orfano. Ma il Pd…Ad un gesto, un atto di responsabilità politica e di serietà finanziaria del governo (che costerà qualcosa al governo Meloni in termini di consenso) il Pd e la sinistra replicano co poesiole di demagogia. Dimenticando, omettendo, tradendo quanto dimostravano convinti governante ancora Draghi: non i bonus edilizi sono folli ma il 110 per ceto sì e folle (oltre che ingiusto) è la libera e incontrollata circolazione e cessione dei crediti fiscali com fosse moneta corrente. Il blocco deciso dal governo Meloni era necessario, urgente, utile, serio e responsabile. Solo Calenda ha trovato il coraggio civile e politico di riconoscerlo. Il che attesta che a sinistra è pieno di ristrutturazioni politiche e culturali fittizie.

Mino Fuccillo

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