Due voci, due voci che parlano in occasioni pubbliche e in sedi ufficiali, due voci caratterizzate da accorato idem sentire e idem…parlare. La prima voce dice: “L’Occidente porta l’umanità all’Armageddon“. La seconda voce parla nel Parlamento italiano e dice al presidente del Consiglio: “Lei, faccia di bronzo, sta portando l’Italia alla guerra“. Voci assonanti, sovrapponibili, unitarie nell’afflato allarmato.
Antonov e Conte
La prima voce è quella di mister Antonov ambasciatore russo negli Usa. La seconda voce è quella di Giuseppe Conte leader M5S e una volta anche presidente del Consiglio dei ministri italiano. Voci assonanti, sovrapponibili e concordanti nell’appello, invito, indicazione: non rischiare una guerra ancora più grande per…Già, per chi, per cosa? Sarebbe così facile evitare il rischio: basta dare, riconoscere alla Russia la proprietà, l’appartenenza di un po’ di Ucraina. Facciamo un terzo, un quarto, metà? Si siedano ad un tavolo e decidano, questa è la trattativa cui Mosca è ben disposta e cui M5S in Italia dà il nome di “forte iniziativa diplomatica”. Voci assonanti, sovrapponibili anche negli intenti immediati, nei disinneschi del rischio suggeriti: Mosca intima all’Europa e agli Usa e all’Occidente tutto di smettere di mandare armi all’Ucraina, nel suo piccolo Giuseppe Conte ammonisce il governo italiano: è ora di smettere di mandare armi all’Ucraina.
Una differenza, sostanziale, tra le due assonanti e sovrapponibili voci però c’é. Quella russa fa vibrare le corde, vocali e dell’anima della volontà di potenza, del nazionalismo della terra e del sangue, della violenza armata. Quella di Giuseppe Conte, di M5S e di buona parte del pacifismo senza se e senza ma di casa nostra fa vibrare le corde vocali e dell’anima, della pavidità civile e dell’opportunismo morale, è la voce dello “io speriamo che me la cavo” e della mors tua pax mia. Giorgia Meloni ai molti Conte d’Italia ha replicato in Parlamento: “Non sono così ipocrita da scambiare la parola invasione con la parola pace”. Non poteva dir meglio nel replicare agli azzeccagarbugli e don Abbondio, prefiche e furbetti del “le armi portano armi…”. Non poteva Giorgia Meloni dir meglio della flebilità e mala trama di un certo “spirito della nazione”. Quello dello squagliamoci, in fondo che ci frega? Squagliamoci che quelli picchiano. Squagliamoci e diciamo che l’abbiamo fatto per loro, per la pace.