Onorevole Schlein, che cosa ne pensa del campo largo numero due? Se questa domanda fosse posta alla segretaria rimasta sola in una stanza insonorizzata, la risposta potrebbe essere la seguente: “Sto provando in tutte le maniere a creare un’alleanza polivalente, ma i protagonisti cominciano a puntualizzare ancor prima di incontrarsi”.
Se poi questo stesso interrogativo fosse rivolto al numero uno del Pd dinanzi ad una platea di giornalisti, ecco le possibili sue parole: ”Stiamo lavorando per trovare una intesa sopratutto sui programmi”. Versione numero uno e due. Quella più vicina alla realtà è la seconda, perché un conto è andare alla ricerca di una intesa, ma se poi le idee degli uni e degli altri sono distanti anni luce che cosa si può fare se gli obbiettivi sono diversi?
E’ questo il primo dilemma dell’opposizione unita, quella che la maggioranza chiama ammucchiata. Non si è ancora aperta la discussione che già affiorano crepe insanabili. Il primo a barcamenarsi è l’indecifrabile Matteo Renzi che cento ne fa e una ne pensa. Essendo un politico navigato sente odor di bruciato nel senso che gli elettori non gli credono più e le preferenze diminuiscono a vista d’occhio.
Al diavolo il sogno del centrismo ed il patto con Carlo Calenda. L’”extrema ratio” è cercare una intesa a sinistra, vale a dire un’altra giravolta che non incanta più nessuno. Si avvicina alla Schlein, le dice il suo proposito, il solo che potrebbe abbattere la destra: un nuovo centro sinistra, in cui lui rappresenterebbe la parte più moderata (si fa per dire) della coalizione e la segretaria dirigersi a vele spiegate verso la svolta più rivoluzionaria del Pd.
Forse ci si dimentica che esiste l’accoppiata Bonelli-Fratoianni che la segretaria non può far finta di ignorare. Allora, che tipo di corrente di sinistra potrebbe inventare Eddy senza pestare i piedi al duo che è lecitamente fra i futuri protagonisti di questo connubio?
Insomma, il buon Matteo le può pensare tutte, ma se non ci sono le fondamenta che tipo di costruzione si vuole far nascere?
Si potrebbe cominciare a litigare a sinistra perché i “duellanti” non sono d’accordo e perché Bonelli e Fratoianni non desiderano fare il solito cespuglio proprio ora che l’europee hanno premiato le loro scelte, la prima delle quali ha un nome e un cognome: si chiama Ilaria Salis? Renzi non si arrende: sarebbe troppo facile ritenere che faccia un passo indietro al primo ostacolo.
Alzando il tono di voce esclama: “Io non parlo con le correnti, ma solo con la Schlein”. All’anima della furbizia: in questo modo colui che ha creato Italia Viva, si è già fatto un buon numero di nemici che sono pronti a impallinarlo alla prima occasione.
Eh, no: Renzi non può essere il solo a farsi sentire, ci mancherebbe altro. Così il numero due dei protagonisti del campo largo non aspetta nemmeno un secondo per infilarsi nel dibattito. Chi può essere se non Giuseppe Conte che deve difendersi dalle frecce avvelenate del suo “padrino”, al secolo Beppe Grillo? E’ noto che al momento l’avvocato del popolo non può agitarsicome vorrebbe.
La sua poltrona di presidente dei 5Stelle non è più così stabile. Non ci sono soltanto i vecchi esponenti del movimento a contrastargli il passo. Anche alcuni dirigenti degli attuali pentastellati non ne possono più del suo strapotere. Insomma l’assioma “uno vale uno” sembra tramontato, ma c’è chi dice “no”. Ad esempio Virginia Raggi che – a dire il vero – quando guidò il comune di Roma aveva fatto nascere un numerevole numero di oppositori.
Forte ancora del prestigio che ha nei 5Stelle, Conte non si tira indietro. Afferma con forza: “Noi siamo per i voti, non per i veti”. Eccolo lanciato il sasso in piccionaia: non si illudano coloro i quali continuano a dire “no”, solo perché non sanno dire altro”.
E’ questo il proscenio in cui si muove quella che dovrebbe essere la futura alleanza che vorrebbe combattere e vincere contro il centro destra. Ad onor del vero, se questo è il preambolo, la premier può continuare a vivere giorni tranquilli purché tappi la bocca a qualcuno degli esponenti del suo governo. “Intelligenti pauca”, sostenevano i nostri saggi padri latini.