Pressioni sull’Italia per rettificare il Mes alla riunione dell’Eurogruppo. La rettifica, da parte del Governo italiano, non è ancora arrivata nonostante il pressing crescente dell’Europa e il minaccioso avvicinarsi della deadline per la ratifica.
La rettifica del Mes è però legato ad un’altra questione. Giorgia Meloni lo userà come “arma” per far modificare il Patto di stabilità? Se non si troverà un accordo, da gennaio 2024 il Patto potrebbe tornare alla versione originale molto rigida. E se così fosse, come scrive Repubblica, potrebbero saltare i numeri della manovra italiana.
Alla riunione dell’Eurosummit, per la prima volta, il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe cita il fondo salva-Stati. “Il lavoro continua”, si limita a dire, senza puntare esplicitamente il dito contro il Governo Meloni e senza neanche pronunciare la parola Italia. Meloni ascolta, in silenzio. Non interverrà.
“Non è utile da parte di nessuno porre questa questione adesso. Il dibattito è secondario rispetto alla riforma del Patto di stabilità. Il Mes richiama al vecchio Patto”, spiega poi la premier ai cronisti. Tradotto: l’Italia vuole prima vederci chiaro su una riforma della governance economica.
Come è noto, i paesi cosiddetti “frugali” vogliono che il Patto di stabilità post-Covid sia meno generoso della proposta avanzata dalla Commissione. E in questa trattativa il Mes, per la Meloni è certamente una carta da giocare. Tanto che a fine novembre l’attesa discussione alla Camera potrebbe essere rimandata indietro in commissione. “Io penso che dobbiamo stare alla posizione che la maggioranza ha espresso”, se la discussione sarà rinviata “lo dirà il Parlamento, non sta a me deciderlo”, sottolinea Meloni.
Arrivare ad un’intesa sul Patto entro l’anno, oltre che scritto nelle conclusioni del Consiglio europeo, viene ritenuto necessario sia da Christine Lagarde, la presidente della Banca centrale europea che la Meloni ha incontrato a Bruxelles, sia dalla stessa premier italiana.
“La trattativa non è facile, le posizioni di partenza sono distanti ma qualche passo in avanti lo abbiamo fatto”, spiega la presidente del Consiglio. L’Italia continua a puntare sullo scorporo delle spese per la difesa e la transizione, soprattutto in assenza di un Fondo di sovranità ad hoc comunitario.
In Italia non sembra intanto essere chiusa la partita legata alla manovra. Se Matteo Salvini parla di manovra chiusa (anche se resta, a quanto pare, in fibrillazione per la questione pensioni), l’altro vice premier Antonio Tajani, sostiene invece il contrario dicendo di essere pronto a battersi sulla cedolare secca presentando eventualmente anche gli emendamenti in teoria proibiti.
Sulla metodologia scelta, tuttavia, Meloni tiene il punto. La proposta secondo cui Fdi, Fi e Lega non debbano portare emendamenti al testo, “è una buona idea. L’elemento che qualifica la capacità della maggioranza di fare il suo lavoro è la tempistica con cui decide”, precisa la premier ribadendo che la norma sui prelievi dai conti correnti “non è nella legge di bilancio“.
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