Nel “Pd rassegnato” Ha lasciato il segno la lezione tenuta da Romano Prodi alla kermesse democratica di Cesena (sabato 23 luglio).
Sotto traccia se ne sta discutendo. Una lezione-appello fatta di carezze, bordate e parole sibilline sul Pd di Elly Schlein. Ma la segretaria non è restata ad ascoltare il discorso più annunciato e più atteso; l’ha apprezzato solo a distanza ma è lecito dubitarne con quanta convinzione.
Prodi nel suo intervento – affaticato dal caldo e dal dolore per la recente perdita della moglie Flavia – non le ha mandate a dire. Con il solito garbo e il tono di circostanza, pur evitando un “commento sulla gestione Schlein” (come chiedevano i giornalisti ), l’ex premier – figura iconica della seconda Repubblica nonché presidente della Commissione europea (1999-2004) – ha dato alcuni consigli circa il futuro dei dem.
Al netto di quanto propone“Energia popolare “, la nuova corrente di Bonaccini “battezzata “ proprio alla convention romagnola organizzata dalla minoranza. Ecco i passaggi-appello prodiani più significativi se non addirittura sconquassanti.
Non fate gli errori commessi negli ultimi tempi. Non inseguite gli obiettivi di breve periodo. Chiaro il riferimento alla legge elettorale, la riforma della Rai, il finanziamento pubblico ai partiti, alcune riforme istituzionali.
“Bisogna che il PD ricominci a parlare con gli italiani. Non possiamo continuare a essere un partito rassegnato in un Paese rassegnato”. In pratica Prodi ha chiesto a tutti di mettersi alla stanga e di remare nella stessa direzione.
Prodi non lo dice in chiaro ma nelle sue parole c’è la critica a quella sinistra che non riesce a mostrare empatia con quello che un tempo era il suo popolo. La sinistra lontana, minoritaria, chiusa nelle sue parole d’ordine, pronta a scimmiottare le mode che arrivano dal mondo liberal americano. Netto il rimprovero alla Schlein di incarnare una cultura “radical” che vive in una bolla.
E qui l’economista non risparmia neppure la miopia dell’Unione Europea. Urge la necessità di riscoprire in Europa un orgoglio italiano. Prodi sul populismo non sposa il punto di vista della sinistra, semmai cerca di capire cosa ci sia all’origine del populismo. Fa intendere che è una disillusione di chi si è sentito messo ai margini da elites culturali, sociali e politiche.
Stefano Bonaccini è il presidente della minoranza che comprende: la Base Riformista ( Guerini, Bonafe’,Malpezzi ecc); il gruppo Cuperlo; gli Amministratori come Gualtieri (Roma), Giani (Toscana), Decaro ( Bari), Giorgio Gori ( Bergamo), Luca Vecchi (Reggio Emilia), Dario Nardella ( Firenze).
Ci sono poi altre correnti fiancheggiatrici in supporto a Bonaccini: i Lettiani, i Giovani Turchi, i Cattolici Riformisti ( Graziano Delrio, Silvia Costa, Debora Serracchiani), gli Ulivisti (Pina Picierno, Antonio Nicita, Stefano Graziano), i Veltroniani , il gruppo De Micheli, l’appoggio dei Governatori del Sud come Vincenzo De Luca, Michele Emiliano, Laura Manta, Domenico De Santis.
E naturalmente i Bonacciniani doc come Piero Fassino, Davide Baruffi, Andrea Corsini, Andrea De Maria. Una galassia agguerrita che ha già “avvertito” Elly. Ne vedremo delle belle.