Portare avanti in Parlamento “il disegno di legge della Lega sulla castrazione chimica” perché se “stupri una donna o un bambino hai evidentemente un problema” e “la condanna in carcere non basta”. È netta la posizione del vicepremier Matteo Salvini sul caso di stupro avvenuto a Palermo, vicenda che ha riportato nuovamente i riflettori della politica sul delicato tema della violenza di genere. A condividere la proposta, che per Salvini “la Lega ha copiato da altri Paesi europei e del mondo”, è il senatore Roberto Marti, presidente della commissione Cultura a Palazzo Madama, il quale pur riconoscendo l’importanza di insegnare “la cultura del rispetto” chiede che con il ddl si giunga a “un inasprimento delle pene per pedofili e stupratori”.
L’idea di ricorrere alla castrazione chimica per i rei di violenza sessuale non è nuova agli ambienti di destra. Un emendamento al decreto sicurezza presentato nel novembre 2018 da Fratelli d’Italia, chiedeva di “introdurre la castrazione chimica per pedofili e stupratori recidivi, da applicare dopo la scarcerazione in aggiunta alle attuali pene previste”. E ancora, l’anno dopo Fdi, in un ordine del giorno al ddl Codice Rosso – poi bocciato dalla Camera – chiedeva che si subordinasse alla castrazione chimica la concessione della sospensione condizionale della pena in caso di condanna per reati sessuali.
Stavolta, invece, toccherà a Salvini chiedere di calendarizzare il testo in commissione, dove per certo incontrerà il muro del Pd, contrario a introdurre per legge punizioni di questo tipo. La senatrice Pd Cecilia D’Elia ha ricordato invece che al Senato “attende solo di essere discusso” il disegno di legge 294, a sua prima firma, “volto a promuovere educazione all’affettività e alle differenze” attraverso una serie di azioni concrete da integrare nei piani scolastici. A puntare sulla scuola, d’altronde, è anche il ministro dell’Istruzione Valditara, che sta organizzando con la ministra Roccella “un’iniziativa contro la violenza sulle donne che si terrà il 25 novembre”. Il progetto, che il ministro vorrebbe far partire già da quest’anno, sarebbe quello di tenere degli incontri con gli studenti in cui invitare vittime di abusi che possano “testimoniare in modo diretto che cosa significa la violenza contro le donne”.
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