La staffetta tra il premier eletto dai cittadini e quello di scorta scatta solo nei casi eccezionali di decadenza, morte, impedimento permanente o dimissioni volontarie del primo. E se il secondo premier non avesse la fiducia, il capo dello Stato scioglie le Camere.
Cambia così la cosiddetta norma anti ribaltone, prevista dalla riforma del premierato, secondo la bozza del testo visionata dall’ANSA e su cui si attende l’ok finale dei leader di centrodestra. Nel testo, predisposto dalla ministra Elisabetta Casellati, si introduce pure il tetto delle due legislature consecutive per il premier eletto.
Il testo è il frutto di correzioni e limature proposte dai gruppi di maggioranza nelle tre riunioni che da martedì si sono svolte al Senato, alla presenza dei ministri Elisabetta Casellati, responsabile delle Riforme, e Luca Ciriani che ha la delega ai Rapporti con il Parlamento.
La bozza ricalca gran parte delle modifiche messe per iscritto nei giorni scorsi dal relatore del disegno di legge costituzionale, il meloniano Alberto Balboni. In particolare l’articolo 4 concepito per evitare ribaltoni ma oggetto di un braccio di ferro nella maggioranza.
Voluto dalla Lega, prevedeva inizialmente la figura del secondo premier che di fatto aveva ampi margini di manovra. Ora invece viene ridimensionato, subentrando solo in casi eccezionali ed espressamente indicati. Si tratta comunque di un parlamentare candidato con la stessa coalizione del premier eletto.
Nella bozza, inoltre, se il premier eletto dai cittadini viene sfiduciato dal Parlamento ha 7 giorni per tentare di formare un nuovo esecutivo o fare un rimpasto (poi però scattano le dimissioni).
Oppure propone al presidente della Repubblica di sciogliere le Camere. Sempre all’articolo 4 viene confermato un altro punto che di fatto controbilancia i poteri del premier eletto con quelli dei partiti della coalizione che lo hanno sostenuto al voto, e che vengono garantiti.
E cioè che la fiducia del Parlamento va espressa al governo, e non al premier personalmente. Poi l’incaricato ha due chance: se la mozione di fiducia venisse bocciata, il capo dello Stato rinnova l’incarico al premier eletto ma se ‘fallisce’ per la seconda volta, si sciolgono le Camere.
Sull’altra novità dei mandati del presidente del Consiglio, la bozza specifica che l’elezione vale 5 anni e per non più di due mandati che possono salire a tre se l’ultima legislatura si è conclusa in anticipo ossia prima dei limite di sette anni e sei mesi.
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