Da oggi, chi si troverà a passare per viale Mazzini, una bella strada di Roma, avrà la possibilità di vedere il famoso cavallo, simbolo della Rai, avvolto da un grande striscione nero che gli coprirà in segno di lutto buona parte del corpo.
Perché? Diamine, non lo sapete? Il Tar della Liguria ha deciso che dal prossimo anno la rassegna canora di Sanremo sarà affidata a chi vincerà una gara ad hoc. I pronostici sono già aperti: Mediaset, La7, Discovery si fanno avanti e potrebbe darsi che Amadeus tornerà ad essere il “grande conduttore del programma”.
Le prefiche hanno subito cominciato a piangere: come si fa a togliere al servizio pubblico una manifestazione che ogni sera incolla davanti alla tv milioni di persone? Con quale criterio si è potuto decidere un simile scempio?
La colpa è del Tar della Liguria che ha emesso una sentenza chiara: è illegittimo l’affidamento alla Rai, quindi nel 2026 cambierà la musica (absit iniuriaverbis). Si grida allo scandalo, nemmeno fosse stata applicata la pena di morte nel nostro Paese.
Sono soltanto canzonette
Suvvia, sono soltanto canzonette, non c’è da meravigliarsi se ci sarà un cambio della guardia. Ma gli italiani sono conservatori, non gradiscono che le loro abitudini più tradizionali vengano sopraffatte sia pure se a deciderlo è un organo della magistratura amministrativa.
Motivo per il quale una parte dell’informazione si è scagliata contro questo provvedimento nella speranza (vana) che sia addirittura il presidente Sergio Mattarella ad intervenire. Dicono: “Potrebbe darsi che anche lui faccia parte della gran folla che stravede per quel programma musicale”.
A volte, diciamo la verità , questo Paese che ci ha dato i natali ed in cui viviamo abbastanza tranquillamente ci stupisce, invoca interventi su cui quasi nessuno se la sentirebbe di puntare. Invece, sono in molti ad indignarsi e a protestare.
Se ti azzardi a dire che in fondo si tratta solo di ascoltare motivetti che durano sie no tre minuti c’è la possibilità che tu venga dilaniato dai social. Come ti permetti? Che ne sia tu della musica! Se insisti e dici che un conto era sentire le voci di Mina, Ornella Vanoni, Iva Zanicchi, vieni considerato un alieno o quanto meno un “antico”, una persona del passato che non ha niente a che fare con le produzioni e i ritmi odierni.
Insomma, inutile insistere: il torto è dalla tua parte come è dalla parte di quei giudici che si sono permessi di rivoluzionare il costume degli italiani che dall’11 febbraio del 2025 cancelleranno tutti i loro impegni se questi saranno di sera.
Sanremo potrebbe rimanere in mano alla Rai
Si può parlare di bufera? Forse no, ma quasi. La notizia ha avuto più eco di molte altre che avrebbero potuto impensierire i nostri connazionali. In parole semplici: il festival non si tocca e deve rimanere là dov’è adesso. Probabilmente si piangono lacrime amare fuori tempo, perché potrebbe darsi che la gara voluta dalla sentenza del Tar sia ancora appannaggio della Rai e dunque rimarrebbe nel suo domicilio.
Però, se anche dovesse vincere qualche altro concorrente, questo non significherebbe perdere la rassegna ancora. L’organizzatore potrebbe cambiare, ma le canzonette non scomparirebbero. Stiano tranquilli i patiti di Sanremo, si dovranno sintonizzare su un altro canale.
Il calo dello spread
Fatemi dire, comunque, che nel leggere i giornali, si dovrebbe essere oltremodo felici oggi se lo spread che ai tempi di Draghi era di 242 punti, oggi è sceso a 110, segno che l’Italia è in buona salute e si appresta a festeggiare un Natale con record di acquisti a dispetto delle convinzioni di Maurizio Landini.
Titola il più diffuso giornale del Mezzogiorno: “Parigi trema, Roma è un porto sicuro”. Questa si che è una informazione fantastica: tale da brindare con un sorso di spumante.