Gennaro Sangiuliano, ora ministro della Cultura ma già direttore di una testata Rai, profondamente segnato dall’esperienza (uomo Rai semel uomo Rai semper) constata, programma e intima. La constatazione è quella del permanere “nei corridoi di piccoli Stalin col colbacco”. Come si può apprezzare dalla frase sudetta, quello di Sangiuliano è un linguaggio definibile con apposito neologismo, linguaggio “schernoso”. Linguaggio che nelle intenzioni dovrebbe felicemente coniugare ironia e scherno. Lodevole intenzione ma alla prova dei fatti troppo ambiziosa. Alla cultura della Destra, anche quando è cultura, l’ironia vien fuori sempre un po’ gradassa. Gradassa e petulante insieme, ci riesce solo la cultura di Destra e Gennaro Sangiuliano è uomo di cultura e di destra. Per cui constata “schernoso” l’indubbio dato di fatto che in Rai abbia avuto modo e abbia avuto tempo di formarsi uno strato geologico fatto di operatori dell’informazione libera se anti Berlusconi, di soldati e cittadini e sindacati e sindacalisti del servizio pubblico.
E di maestranze da questo assistiti, dal servizio pubblico. Strato geologico incistato qua e là da rappresentanze e presidi di guardiani e sacerdoti della Terra e della Pace. Sangiuliano che di Rai sa (sia nell’etimo di conoscere sia in quello di condividere, portare il sapore) constata coniando “piccoli Stalin col colbacco nei corridoi”, poi programma la bonifica, quindi intima lo sfratto. Con malcelata goduria, malcelata perché nella cultura della Destra italiana il bisogno di rivalsa è di norma incontinente. Ma è vero, i “piccoli Stalin” hanno abitato in Rai. Però Sangiuliano omette quel che sa bene e cioè come è fatta la tettonica Rai.
La tettonica Rai, il movimento e la dinamica delle zolle
Vivace, vivacissima la dinamica delle zolle nella geologia profonda e intima della Rai. E’ di appena l’atro ieri la placca leghista: avanzò, crebbe, si erse in redazioni e corridoi. Senza neanche dover fare troppi terremoti, la Rai tutta scivolava verso la placca leghista. Ma, brevissima eppur intensa, la Rai fu tutta una faglia renziana. Faglia che si chiuse in fretta, frettissima. Eppur fu. Quindi riemerse la piattaforma democratica con il continente Pd e l’arcipelago attorno un po’ verde, un po’ giustizialista, un po’ progressista, qualunque cosa volesse dire. Vi fu perfino una estemporanea eruzione draghiana di cui si stenta a trovare tracce, grande è stata la rimozione-pulizia.
Soprattutto in Rai potente fu appena ieri la grande zolla a Cinque Stelle. Era la Rai piena, colma di piccoli Grillo. C’erano stati i piccoli Salvini ma mai tanti quanto i piccoli Grillo. Piccoli Renzi vennero adulati ed epurati con altrettanta repentinità. Ed ora in tutta Rai piccoli Benito, anzi piccole Giorgia fioriscono. Secondo la fisica delle particelle Rai, secondo la natura quantistica della Rai, l’oscillazione non è casuale, probabilistica . Ma deterministica: per ogni piccolo Stalin che permane in corridoio, sia pur avviato sulla via dello sgabuzzino, fioriscono piccole Giorgia ad ogni piano, testata, notiziario, conduzione, rete, dipartimento.
Ma Giorgia ne vuole uno di fuori
Raccontano un po’ tutti che Giorgia non voglia cogliere uno dei molti fiori delle interne serre. Nonostante la ridondante fioritura di Giorgia in vari colori e dimensioni nel grande campo della Rai, pare proprio Meloni premier gradisca, anzi voglia qualcosa, qualcuno da fuori. E ovviamente gli interni mugugnano, si offendono. Perché Non uno/a di noi alla guida del Tg più grosso che c’è? Perché Giorgia non cogli fior da fiore della fioritura interna? Perché anche Giorgia è umana e, come tutti gli umani, anche Giorgia sbaglia. E stavolta pare, dicono, si accinga a sbagliare di grosso volendo non una Giorgia di conio Rai ma un Benito colto dai campi della iper militanza politica, più militanza che politica. Di così duri e puri in effetti in Rai non ce ne sono, anche i piccoli Stalin sono da operetta. Se son vere le voci Giorgia invece vuole uno che faccia male. In tutti i sensi.