Supercazzola con scappellamento a sinistra era la formula verbale intortante e per questo seducente inventata dai meravigliosi protagonisti di Amici miei. Anche la stampa che ama dirsi e sentirsi di sinistra si è “scappellata”, si è tolta il cappello in segno di rispettoso omaggio di fronte all’immagine potente di Schlein, Conte e Landini uni e trini in piazza. I tre hanno affabulato infatti supercazzole di alto gradimento a sinistra. E la stampa di sinistra li ha emulati con grande slancio ed entusiasmo. Solo un esempio, il più…performante. Si poteva leggere su La Repubblica che “in una sola notte Schlein ha rispedito Meloni nel secolo passato…”. Forse la scodinzolata più lirica e insieme scappellante.
Le magnifiche e progressive sorti del populismo a sinistra
Landini segretario della attuale Cgil non ha nulla da imparare in materia: gli iscritti alla Cgil votano da tempo e in gran numero Lega o Forza Italia o Fratelli d’Italia (dopo aver votato anche M5S). Coerentemente la Cgil come sindacato tende a coprire e valorizzare ogni istanza corporativa purché sia vestita da anti liberismo. Assunzioni di…cittadinanza. Politiche industriali, cioè nazionalizzazioni o comunque controllo e finanziamento pubblico delle imprese. Ponti sospesi ma stabili e ampi tra Casse Integrazioni e Pre pensionamenti. Produttività tendenzialmente parola inganno, la ricchezza non tanto si produce quanto si estrae per via fiscale dai ricchi. E quel che si spende si finanzia a debito che tanto nessuno paga. E’ questo il mondo alla Landini.
La gratuieconomy
Un mondo quello di Maurizio Landini assolutamente omogeneo e coerente con la gratuieconomy di Giuseppe Conte. Purtroppo inascoltato, unico sul pianeta Giuseppe Conte ha trovato la chiave che apre lo scrigno della felicità umana, di tutti gli umani: il non si paga che fa ricchi o almeno contenti si quelli che non pagano sia quelli che non vengono pagati. Perché il non pagato, il gratuito è volano del non pagare, dell’economia del gratuito. Una sorta di metodo Madoff, di super Madoff applicato all’economia. Un virtuosismo della super cazzola.
Schlein, la compagna segretaria
Il Corriere della Sera riporta come qualcuno in piazza a Firenze l’abbia chiamata così: “compagna segretaria”. Ma di ciò che fu il Pci Elly Schlein nulla ha e nulla pretende di avere. Nichy Vendola l’ha definita da angolo ottico più ristretto ma non fuori fuoco: “una femminista con sensibilità queer”. Più Pannella che Berlinguer, ha provato a dire qualcun altro. Nel mondo della Schlein si è in perenne missione di protezione degli ultimi (anche i penultimi godono di poche attenzioni e citazioni). Gli ultimi sono i precari. E che ci vuole? Li si assume in pianta stabile. Gli ultimi sono i sotto pagati. E che ci vuole? Si fa salario minimo per legge. Gli ultimi sono i migranti. E che ci vuole? Li si accoglie tutti. Il complesso, l’interconnesso, il difficile e quindi il reale sono nel mondo Schlein trappole culturali del pensiero malevolo se non proprio maligno.
I precari assunti chi li paga e quali competenze hanno davvero? Nei contratti di lavoro tutti la retribuzione è già più alta del salario minimo orario ipotizzato, quindi a che serve il salario minimo fuori dai contratti, a spingere sempre più verso il lavoro nero? I migranti tutti accolti sono una bomba sociale, una seminagione di razzismo e sovranismo anti liberale (sia detto per inciso ma neanche tanto per inciso: l’Italia ha grande bisogno di immigrazione e mano d’opera straniera ma non riesce a capirlo, volerlo e quindi governarlo questo suo bisogno quasi di sopravvivenza). Il meglio del mondo della Schlein si apprezza nella stima che lei stessa fa della libertà, anzi delle libertà. C’è quella delle democrazie e ei sistemi liberal-parlamentari. Una a caso: l’Ucraina. Per la Schlein questa libertà vale la pena di stare nella Nato “ma con spirito critico”.
E vale la pena di stare con gli Usa “ma non supini agli Usa”. E la libertà delle democrazie vale la sofferenza di difenderla con le armi “ma queste non risolvono” e “io vengo da una cultura anti armi”. Insomma un bel po’ di se e di ma nella difesa della libertà delle democrazie liberali. Che non ci sono, non un se e neanche un ma nella promozione delle libertà identitarie, sessuali in primo luogo. Nel mondo della Schlein la libertà numero uno è quella dell’individuo, la democrazia come istanza collettiva viene dopo. Buona seconda? No, almeno terza. Perché seconda c’è la libertà, anzi la liberazione dall’energia prodotta con combustibili fossili. Qui, adesso, subito, totale e immediata. Il costi quel che costi Schlein non lo applica, anzi lo rifiuta, sul fronte della guerra tra democrazie e autocrazie. Lo ritiene invece doveroso e ineluttabile sul fronte green. Un segno delle croce davanti a carbone e petrolio, a ciascuno il suo pannello e la sua stia con il pollo chilometro niente.
Covid, i sepolcri imbiancati della Destra
Schlein, Conte, Landini…basta saperlo e loro lo mostrano chiaro qual è il loro mondo. E la stampa di riferimento ruota loro intorno con estasi da dervisci. Contemporaneamente la stampa di destra è impegnata in convinto atteggiamento bipolare. O più semplicemente bugiardo. O più abitudinariamente volgarmente scomposto: per mesi, per anni la stampa di destra ha appoggiato, invocato, costruito campagne e indignazione e rivolta e rifiuto di ogni (e sottolineo ogni) misura di chiusura di luoghi e attività in funzione anti contagio. E ora, dopo anni di maledizioni e assalti a chi “ci massacra con i lockdown” ecco la faccia tostissima di accusare di non aver chiuso e quindi aver fatto morti di Covid che non dovevano esserci. Davvero la faccia come…Stampa di destra di cui poi va registrata altra costante: fascisti no, proprio no, neanche per scherzo, però, se sentono parlare di fascismo, sempre reagiscono con l’atteggiamento di chi sente parlare male di un parente lontano, lontanissimo, ma parente e caro. La stampa di destra fascista non è, però si irrita se offendi il fascismo, va consegnato alla storia, ma sempre bisnonno, trisavolo è.
A destra e sinistra qualcosa unisce
A mezzo stampa qualcosa unisce o almeno accomuna destra e sinistra: l’essere superficiali, scorretti, immemori, tronfi, civilmente maleducati, orgogliosamente ignoranti, nemici del plausibile, furbetti del titolino, comparse e figuranti del quotidiano che si sentono, ridicolmente e grottescamente, ancelle e ispiratori dei primi attori.