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Sciopero dei cartelli a dieci cifre (almeno), benzinai confermano. Inflazione: pensionati la pagano a colf e badanti

Il 25 e il 26 del mese i benzinai lo sciopero lo fanno sul serio, solo l’infondato ottimismo governativo e l’infondata immaginazione di stampa e tv lo avevano cancellato. I benzinai vogliono la massiccia riduzione, se non cancellazione, delle maxi sanzioni pecuniarie per quanti di loro non fossero ligi e pronti nell’esporre i cartelli con i prezzi dei carburanti (da 600 a tremila euro alla prima infrazione e poi a crescere fino alla chiusura temporanea dell’impianto). Dunque, lo sciopero dei cartelli.

Cartelli lenzuolo

Ma anche non ci fosse protesta della categoria, anche non ci fosse sciopero, anche ci fossero già i cartelli (previsto arrivino tra un mese) a cosa possono servire e cosa sono in concreto? Siamo in auto o in moto e davanti a noi impianto rifornimento carburanti, con cartello secondo decreto governo. Cifra che indica prezzo della benzina all’impianto, sia self che servita. Cifra che indica prezzo medio nazionale benzina, sia self che servita. Cifra che indica prezzo diesel all’impianto, sia self che servito. Cifra che indica prezzo medio diesel nazionale, sia self che servito…Otto/dieci cifre da aggiornare magari ogni giorno o quasi. E qualcuno dovrebbe controllare il cartellone con cifre sia aggiornato e preciso ogni giorno o quasi. E già qui siamo nell’irreale.

Come non realistico appare che davvero ciascuno di noi, avvicinandosi all’impianto, consulti e calibri il cartellone dei prezzi. Per poi decidere se fare rifornimento lì o altrove. Il cartellone con tutti i prezzi e il cliente che fa il confronto tra il prezzo medio e quello che ha davanti sono una scimmiottatura burocratica della concorrenza in forma di grida manzoniana al tempo degli smartphone. Ma più che lo sciopero poté e sta potendo l’aria che tira: non è vero che la benzina costa come non mai, non è vero che i carburanti hanno prezzi relativamente insostenibili, ma questa è la cosiddetta percezione. Percezione sbagliata che però il governo Meloni, con il suo agire fatto di confusione, un pizzico di panico, astuzie infantili e congenito populismo non ha saputo fermare. Anzi ha incrementato. A suo stesso danno. L’insostenibile non è il prezzo della benzina ma l’incapacità della politica di dire e sostenere la verità, il deficit di verità nella vita pubblica italiana è maggiore, se possibile, del deficit strutturale di bilancio. La Destra non sembra proprio in grado di affrontare questo tipo di deficit.

Pensioni crescono la metà dei minimi colf e badanti

Inflazione, c’è per tutti e c’è per pensionati come per colf e badanti che in gran parte lavorano presso pensionati e da pensionati sono retribuite. Per i pensionati l’inflazione 2022 è stata fissata al 7,3 per cento. Dal primo febbraio le pensioni sopra i 2.500 euro lordi recupereranno di questo 7,3 per cento la metà o un terzo. L’adeguamento delle pensioni all’inflazione è stato dal governo fortemente limitato co il fortissimo argomento che soldi non ce ne sono. Per colf e badanti secondo contratto di categoria l’inflazione 2022 è stata fissata al 9 e passa per cento. E quindi i minimi contrattuali di colf e badanti dal primo febbraio sono integralmente adeguati all’inflazione, crescono del 9 e passa per cento. Si configura, si forma così un percorso di quotidiana minima insostenibilità: il pensionato paga alla badante l’inflazione che nessuno paga a lui: la pensione aumenta in percentuale meno di quanto cresca quanto il pensionato deve pagare alla colf o badante. Colpa del governo? No, ma anche questo dal governo non l’hanno né avvistato né visto. Governare è complicato e ancora una volta anche la Destra proprio non pare attrezzata alla complessità.

Mino Fuccillo

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