
Sondaggi, Governo e miti, Juventus e Ferrari docet: se non sei capace fallisci (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
“Questo governo non sta in piedi”, sostiene alzando il dito indice e il tono della voce Elly Schlein.
“Il grado di fiducia ha toccato il fondo” le fa eco un sondaggio che ha una sola voce. Le altre tacciono.
Dunque, dopo il clamoroso flop della crociera a Ventotene, la sinistra torna a farsi sentire e non usa mezzi termini. Dice che ormai siamo alla vigilia di una crisi “che vorrebbero pure gli italiani”.
Poi, vai a leggere i sondaggi ufficiali e ti accorgi che le cifre sono diverse. La maggioranza ha il 42 per cento di gradimento e non ha perso una sola preferenza da quando Giorgia Meloni si è insediata a Palazzo Chigi. Dov’è la verità? L’opposizione scalpita perché pensava che la manifestazione “oceanica” di Roma avesse inferto un colpo da Ko agli avversari; ma la realtà, purtroppo per loro, è stata diversa. Le anime che assiepavano piazza del Popolo avevano idee differenti, nemmeno sulla parola “difesa” erano d’accordo.
Inseguendo i sondaggi

Allora, i cervelloni di via del Nazareno ne hanno pensata un’altra: “Andiamo tutti a Ventotene e sarà un tripudio”. In quella meravigliosa isola del mar Tirreno, i dem erano pochi e anche sconosciuti, i big e i cespugli del partito hanno preferito rimanere a casa, forse perché avevano intuito che l’iniziativa non avrebbe avuto quel successo che qualcuno pensava.
Siamo punto e a capo. La segretaria non vuole retrocedere, quindi torna a farsi sentire usando toni forti. Il destro glielo dà soprattutto la parte avversa perché mai come in questo momento la maggioranza appare divisa.
Tra Antonio Taiani e Matteo Salvini è lite continua. La Lega invita il ministro degli Esteri a chiedere aiuto, naturalmente a loro; il capo della Farnesina risponde a tono: “Sono dei populisti quaquaraquà”. Se questa si chiama alleanza vuol dire che il vocabolario italiano va riscritto da cima a fondo. Come può andare avanti una destra che in molte occasioni la pensa in modo diametralmente opposto?
La polemica divampa nel Governo
Ed è in questo clima che la polemica divampa e il linguaggio oltrepassa il limite dell’educazione. Romano Prodi se la prende con una giornalista di Mediaset che si è permessa di fargli una domanda indiscreta; Fausto Bertinotti va ancora più in là e parlando ancora del Manifesto di Ventotene e della critica che Giorgia Meloni aveva fatto allo scritto in Parlamento, usa queste parole: “In quel momento le avrei tirato addosso un corpo contundente”.
Infine, si finisce in vergogna quando nella vignetta di un giornale si legge che il Papa, affacciandosi dalla sua stanza al Gemelli “ha fatto il dito medio ai vescovi americani”.
Logico che, stando così le cose, i 5Stelle godano. Si sentono loro gli unici seri oppositori della maggioranza. Giuseppe Conte lo predica da tanto tempo e per questa ragione non vuole sentir parlare di un campo largo che si scioglierebbe dopo pochi giorni come neve al sole.
Sentite qual è il pensiero di Virginia Raggi (una pupilla del presidente dei pentastellati): “Il Pd? E’ ambiguo sulle armi, non si pronuncia, balbetta, rimanda, non prende una posizione precisa”.
Se è questa, dunque, la minoranza, chi guida il Paese non deve avere preoccupazioni perché a crisi si oppone un’altra crisi. Se si riflette bene, si capisce perché l’Italia non va avanti e il bilancio piange.
La Meloni, durante la campagna elettorale, aveva giurato il suo impegno su tre punti: il premierato, cioè a dire l’elezione diretta del presidente del Consiglio; la separazione delle carriere dei magistrati: Pm da una parte, giudici dall’altra; la soluzione del problema dei migranti.
Nemmeno uno di questi propositi è riuscito a pieno, se si eccettua (minimamente) la giustizia che comunque non trova ancora il minimo accordo con il Governo. È un pur significativo calo degli arrivi sulle nostre coste.
Ora è polemica pure sulle sanzioni che si vorrebbero dare alle toghe dinanzi a decisioni completamente sbagliate.
“Bisogna andare oltre questa guerra continua”, afferma la premier. C’è chi la ascolta? Per il momento la risposta è no, si spera che in futuro le forze politiche si ravvedano, altrimenti gli elettori, cioè il popolo, volterà le spalle ai Parlamentari che hanno scelto, forse sbagliando.
I miti crollano nei Palazzi e dappertutto. Esempio emblematico quello della signora del calcio, la Juventus, che dopo aver ingaggiato un mito come l’allenatore Thiago Motta, lo ha messo alla porta dopo pochi mesi; o come la Ferrari che non riesce più a vincere una gara nonostante abbia ingaggiato un pluricampione come Lewis Hamilton; o, in ultimo, come la nazionale di calcio che rischia ancora una volta di non partecipare ai mondiali. Non dimentichiamo che il tempo scorre e tutto passa inesorabilmente.