Svolta sugli sbarchi. Forse. Il vertice romano sui migranti Ue-Africa – presenti i leader di 21 Paesi del Mediterraneo e la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen – ha siglato un patto contro i trafficanti . Non solo. Nelle sale della Farnesina si è parlato di tanto altro: sostegno a profughi e rifugiati , cooperazione per lo sviluppo dell’Africa, decreto flussi triennale, corsie preferenziali per i “Paesi che lottano contro i trafficanti di uomini e fanno formazione dei lavoratori prima della partenza”. Sono i pilastri del “Processo di Roma “, il piano partorito sabato 22 luglio nella Conferenza internazionale su sviluppo e migrazione. Tavolo aperto da Giorgia Meloni, padrona di casa. Detto ciò è il caso di fare alcune considerazioni al netto della euforia e degli impegni che hanno accompagnato l’evento.
Non dover emigrare lo è altrettanto. Non sono però accettabili certi numeri. Il primo dei quali (fonte Onu) è impressionante:nel Mediterraneo centrale sono morte 22mila persone dal 2017 ad oggi. Una autentica strage degli innocenti. E l’andazzo è sempre più inquietante. Solo quest’anno (dati del Viminale) sono sbarcati in Italia 83.439 migranti per lo più provenienti da Guinea, Egitto, Costa d’Avoiro, Libia, Tunisia. Al summit di Roma tutti hanno concordato che prevenire le partenze è la scelta giusta. E qui i distinguo abbondano. Non è un gran segnale.
Il Governo ha varato una nuova strategia: punta a fare dell’Italia un hub energetico. Giorgia Meloni, sin dal suo discorso di insediamento alla Camera, ha fatto riferimento ad un “Piano Mattei” definendolo “un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo “. Non a caso il primo viaggio istituzionale di Giorgia Meloni è stato in Algeria, in nome proprio del Piano Mattei e sule orme di Mario Draghi. Quanto alla Tunisia (poco rispettosa dei diritti umani), Paese in estrema difficoltà, la premier italiana ha invitato tutti a non abbandonarla “perché sarebbe pericoloso. Lo sviluppo crea democrazua”. I rischi non mancano. Gli Stati europei devono sborsare parecchi soldi. Una parola.
Giorgia Meloni si è “dimenticata” di invitare Macron. Ufficialmente si è giustificata dicendo “che il vertice di Roma non era una conferenza mondiale”. La realtà è più semplice: Giorgia non vuole tra i piedi concorrenti col mondo arabo. Parigi non ha gradito, almeno a dar retta a Sandro Gozi (europarlamentare del gruppo Renew).Pazienza. L’Eliseo se ne farà una ragione.
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