Nuova polemica su Reform UK, partito populista del redivivo Nigel Farage, già tribuno della Brexit, dato in ascesa a meno di una settimana dalle elezioni in calendario nel Regno Unito il 4 luglio.
Stavolta ad alimentarla sono le affermazioni di sapore “razzista e omofobo” raccolte da un giornalista sotto copertura di Channel 4 infiltratosi fra simpatizzanti e attivisti impegnati a far campagna nel collegio elettorale di Clacton-on-Sea, città portuale dell’Inghilterra profonda a sud dell’isola, dove sono forti i sentimenti anti immigrazione e dove Farage concorre in prima persona per cercare di conquistare un seggio di deputato alla Camera dei Comuni di Westminster (cosa mai riuscitagli in passato).
Nel reportage di Channel 4 si riportano commenti fatti da tre individui anonimi, uno dei quali descritto come un attivista locale di primo piano di Reform, in cui il Gay Pride viene bollato come “merda”, la bandiera arcobaleno come un simbolo da “degenerati” e i militanti Lgbq come “pedofili”.
Mentre l’immigrazione illegale viene denunciata come una minaccia “ai veri inglesi” e Londra, per il suo carattere multietnico, come una città i cui ci si sente “stranieri nel proprio Paese”. Parole che Farage e i vertici del suo partito si sono affrettati a condannare come “inaccettabili”, assicurando d’aver escluso le persone identificare dalla campagna elettorale.
Ma che sono destinate a proiettare ulteriori ombre su Reform UK – già finito nella bufera per episodi analoghi, oltre che per dichiarazioni controverse di politica estera dello stesso leader, come quella sulle “provocazioni” dell’occidente alla Russia che a suo dire hanno contribuito a scatenare la guerra in Ucraina – sullo sfondo di sondaggi i quali confermano peraltro come questa formazione appaia in grado di far concorrenza a destra (in termini di consensi proporzionali, seppure non di seggi) al declinante Partito conservatore del premier uscente Rish Sunak.