Jean-Luc Mélenchon, leader di France Insoumise, ha chiesto di essere chiamato a governare la Francia subito dopo i primi sondaggi che davano la vittoria alla sinistra del Nuovo Fronte Popolare nelle elezioni legislative francesi. A 72 anni, Mélenchon è un sostenitore dell’ex leader venezuelano Hugo Chavez e del cubano Fidel Castro, e ogni volta che si avvicina al potere spaventa mercati e investitori. È famoso per i suoi discorsi infuocati, spesso senza gobbo o appunti, in cui utilizza un mix caratteristico di umorismo e rabbia. Durante i suoi comizi, denuncia i “mercati estremi che trasformano sofferenza, miseria e abbandono in oro e denaro”, e ha spesso descritto la Francia come un Paese con “un’enorme ricchezza mal distribuita”.
Nato a Tangeri, in Marocco, nel 1951, proviene da una famiglia di pieds-noirs. Suo padre era un impiegato delle poste e sua madre un’insegnante. All’età di 11 anni, dopo il divorzio dei genitori, Mélenchon si trasferisce in Francia. La sua passione per la politica nasce già durante il liceo e lo accompagna per tutta la vita. Nel 1969 si trasferisce a Besançon per studiare Filosofia, in un periodo segnato dalle agitazioni studentesche. Qui si distingue come attivista della sinistra rivoluzionaria, aderendo all’Unef, sindacato studentesco protagonista del Maggio ’68, e all’Oci, gruppo trotzkista guidato da Pierre Lambert. Prima di entrare in politica, Mélenchon lavora come correttore di bozze, benzinaio, insegnante di francese e giornalista, esperienze che influenzano profondamente la sua visione politica e sociale.
Mélenchon inizia la sua carriera politica nel Partito Socialista nel 1976, diventando un protetto del presidente François Mitterrand. Nel 1986 diventa senatore e ricopre vari incarichi di rilievo, incluso ministro delegato all’Insegnamento dal 2000 al 2002. Tuttavia, il suo percorso nel partito è segnato da forti conflitti interni. Mélenchon mantiene posizioni radicali, scontrandosi con i più moderati François Hollande e Ségolène Royal. Nel 2009, si separa dal Partito Socialista e fonda il Parti de Gauche.
Nel 2012, Mélenchon si candida alle elezioni presidenziali, ottenendo l’11% dei voti e piazzandosi al quarto posto. Nel 2017, ci riprova con il movimento La France insoumise, fondato per sostenere la sua candidatura, raggiungendo il quarto posto con il 19,5% dei voti. Nel 2022, sfiora lo storico ballottaggio, ottenendo il 21,9%, poco meno di Marine Le Pen.
Conosciuto per la sua retorica appassionata e posizioni antiestablishment, Mélenchon critica fortemente l’Unione Europea, propone l’uscita dalla Nato e politiche economiche socialiste. Le sue proposte includono una tassazione progressiva fino al 90% sui redditi più alti e una riforma costituzionale per una “Sesta Repubblica” parlamentare. Mélenchon è noto anche per il suo interesse nelle nuove tecnologie e nella cultura popolare, partecipando attivamente a fiere di videogiochi e mostre d’arte contemporanea. Nel 2017, ha utilizzato ologrammi per tenere comizi simultanei in diverse città. Filosofo e appassionato di letteratura, ha scritto più di dieci libri, prevalentemente saggi filosofici sulla condizione umana e la politica.
Nel 2018, durante una perquisizione della polizia nella sede di La France insoumise, Mélenchon reagì con veemenza, urlando “La République, c’est moi!” (La Repubblica sono io), situazione che sfiorò la rissa. Questo episodio gli costò una condanna a tre mesi di detenzione, 8.000 euro di multa e la sospensione dalla Massoneria, di cui era membro dal 1983.
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