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Col telefono spiava la assistente nella doccia: Hunter Biden, figlio di Joe, presidente degli Usa

“Imposta il telefono così posso spiarti mentre fai la doccia”. Hunter Biden ha minacciato di trattenere lo stipendio di un’assistente a corto di soldi se non lo avesse chiamato su FaceTime nuda.

Lo dimostrano gli sms. E si scopre che è la quarta dipendente con cui il figlio del presidente americano ha avuto una relazione fisica.

Hunter Biden, 52 anni, figlio del Presidente americano, sarebbe coinvolto in una storia di minacce alle sue collaboratrici e di richieste di sesso online.

Una delle sue assistenti, che all’epoca dei fatti aveva 29 anni, sarebbe stata fatta oggetto di richieste via FaceTime da Hunter in cambio di denaro, approfittando delle difficoltà finanziarie della donna.

Il DailyMail.com racconta la storia dei presunti ricatti sessuali ma mantiene il riserbo sulla identità della donna. Non sarebbe la prima relazione sessuale del figlio del presidente con qualche sua dipendente.

Hunter Biden avrebbe lasciato in un negozio di riparazioni il suo computer senza più ritirarlo. Recuperato dall’FBI, dimostrerebbero che l’uomo non solo ha richiesto a più assistenti prestazioni ma avrebbe anche favorito, attraverso la sua azienda, amante, vedova, sorella di lei, del defunto fratello Hallie Biden e l’allenatrice di basket della figlia.

I messaggi, le e-mail e le foto che la ritraevano mentre faceva sesso con lui coinvolgono la sua assistente, oggi 33enne, e coprono un arco di tempo che va da giugno 2018 a gennaio 2019.

La donna aveva delicati compiti amministrativi nell’azienda di Biden, come ricevere i documenti del consiglio di amministrazione da portare alla firma, ma era anche modella e istruttrice di fitness part-time.

Blocco degli stipendi, recuperi successivi dopo l’accettazione da parte della giovane in difficoltà economiche di mostrarsi nuda e in atteggiamenti sessuali inequivocabili, commenti sessisti, tutto filmato a fronte inizialmente di bonifici per un totale di 2.750 dollari tramite Apple Pay, sempre tra un messaggio e l’altro.

In questa squallida vicenda, se confermata, ci sarebbe anche da registrare la citazione nella relazione sulle attività sospette (SAR) presentate dalla banca JP Morgan Chase al Tesoro che segnalano le transazioni di Hunter e della sua società.

A contestare la cifra elargita interviene l’organizzazione no-profit di destra Marco Polo che elenca in un rapporto i pagamenti di Hunter o della sua società alla donna e che ammonterebbero nel 2018, per quattro mesi, a 44.500,08 dollari. 

 

 

 

Maria Vittoria Prest

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