Il consiglio e Parlamento Ue hanno raggiunto un accordo sui cinque pilastri principali del Patto sui migranti e l’asilo. L’Ungheria si è detta subito contraria: “Non lasceremo entrare nessuno contro la nostra volontà”. Contrarie per motivi diversi anche le Ong che partecipano ai salvataggi in mare ed anche Amnesty.
Il nuovo regolamento prevede un sistema di solidarietà obbligatoria dei Paesi sotto pressione migratoria. Gli Stati membri potranno scegliere se partecipare ai ricollocamenti dei richiedenti asilo nel loro territorio o versare contributi finanziari.
Il testo stabilisce nuovi criteri per la competenza nell’esame delle domande di protezione internazionale e si occupa anche della strumentalizzazione dei migranti, ossia l’uso da parte dei Paesi terzi di ondate migratorie per destabilizzare l’Ue.
Nuove regole sono state definite anche per l’accertamento dell’identità dei migranti, che avverrà con screening orientato alla raccolta di informazioni su nazionalità, età, impronte digitali e immagini del volto per chi ha dai sei anni in su.
Ogni Stato membro avrà un meccanismo di monitoraggio indipendente che garantirà il rispetto dei diritti fondamentali. Inoltre, il nuovo regolamento sulle procedure di asilo stabilisce una normativa comune in tutta l’Ue per concedere e revocare la protezione internazionale in tempi più brevi.
Secondo il nuovo regolamento le persone che non soddisfano le condizioni per entrare nell’Ue saranno soggette a una procedura di screening pre-ingresso. Questo comprende l’identificazione, la raccolta di dati biometrici e controlli sanitari e di sicurezza. Il tutto dovrà durare sette giorni. Verranno comunque “prese in considerazione” le esigenze specifiche dei bambini.
Il regolamento sulle procedure di asilo, inoltre, stabilisce una procedura comune in tutta l’Ue per concedere e revocare la protezione internazionale, sostituendo le diverse procedure nazionali. Il trattamento delle richieste di asilo dovrebbe essere più rapido (fino a sei mesi per una prima decisione), con limiti più brevi per le richieste manifestamente infondate o inammissibili e alle frontiere dell’Ue.
Infine è prevista la riforma di Eurodac, la banca dati biometrica dell’Unione. La riforma mira a identificare in modo più efficace chi arriva nel territorio dell’Ue, aggiungendo alle impronte digitali le immagini del volto, anche per i bambini. Le autorità potranno registrare se qualcuno potrebbe rappresentare una minaccia per la sicurezza, se la persona è violenta o armata illegalmente.
“Il nuovo patto Ue sulla migrazione legalizza gli abusi alla frontiera e causerà più morti in mare: L’esito dei negoziati legittima lo status quo alle frontiere esterne dell’Unione europea, in cui violenza e respingimenti sono pratiche quotidiane”. È quanto affermano, in un comunicato congiunto, le Ong Sea Watch, Sea Eye, Maldusa, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, Resq People Saving People, AlarmPhone, Salvamento Maritimo Humanitario e Sos Humanity. “Verrà mantenuto il fallimentare sistema di Dublino e si continuerà invece nell‘isolare i rifugiati e i richiedenti asilo, trattenendoli in campi remoti. Sempre più persone cercheranno di fuggire via mare, scegliendo rotte sempre più pericolose”, aggiungono le Ong.
“Una decisione molto importante. Dopo lunghe discussioni, l’Europa ha finalmente trovato un accordo su un sistema europeo comune di asilo. Questo limiterà l’immigrazione irregolare e alleggerirà il peso sui Paesi particolarmente colpiti, tra cui anche la Germania”, ha scritto su X il cancelliere tedesco, Olaf Scholz.
Da parte sua, il premier spagnolo Pedro Sanchez – intervenendo al Congresso iberico per tracciare un bilancio del semestre di presidenza spagnola dell’Ue – ha detto che “oggi stesso è stato raggiunto un accordo importante tra Parlamento europeo, Commissione europea e Consiglio europeo. Il patto su migranti e asilo, così importante per l’Unione Europea nel suo insieme”. La comunità europea, ha aggiunto, “ha compiuto passi significativi in questi sei mesi”, di cui questo patto migratorio è un esempio.
Per il premier greco Kyriakos Mitsotakis, l’accordo “è un’importante risposta europea al grande sforzo nazionale per attuare una politica di immigrazione rigorosa ma giusta”. Si tratta di “un accordo in cui la Grecia è stata in prima linea, in cui sono state prese in considerazione sia le specificità nazionali che quelle di tutti gli Stati membri”, ha spiegato il premier greco, esprimendo la propria “soddisfazione” per quanto ottenuto.
Soddisfazione anche dall’Italia. Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “bene le notizie che arrivano da Bruxelles, sui migranti l’Italia ha ottenuto risultati importanti”. Per il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, “il Patto è il frutto di lunghe trattative in cui l’Italia ha sempre svolto un ruolo da protagonista. Per affermare una soluzione di equilibrio che non facesse più sentire soli i Paesi di frontiera dell’Ue, particolarmente esposti alla pressione migratoria”. “Grazie alla capacità di trovare il giusto equilibrio tra responsabilità e solidarietà siamo riusciti a portare avanti e concludere un negoziato che era fermo da anni. L’approvazione del Patto è un grande successo per l’Europa e per l’Italia, che ora potrà contare su nuove regole per gestire i flussi migratori e contrastare i trafficanti di esseri umani”, ha aggiunto.
Fortemente contraria all’accordo raggiunto è invece l’Ungheria di Orban, che “respinge con forza” l’accordo raggiunto nell’Unione europea sui migranti e il diritto d’asilo. A dirlo è il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, contestando il contributo obbligatorio per tutti gli Stati al meccanismo di solidarietà. “Respingiamo con forza questo patto sui migranti. Non lasceremo entrare nessuno contro la nostra volontà”, ha aggiunto il ministro ungherese.
Infine Amnesty International, secondo la quale l’accordo Ue sul Patto per la migrazione e l’asilo farà “arretrare la legislazione europea in materia di asilo di decenni” e porterà a “una maggiore sofferenza umana”. A dirlo è Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio istituzioni europee di Amnesty International.per la Geddie, il Patto “non sostiene concretamente gli Stati in cui le persone arrivano per la prima volta in Europa, come l’Italia, la Spagna o la Grecia. Invece di dare priorità alla solidarietà attraverso i ricollocamenti”, spiega, “gli Stati potranno semplicemente pagare per rafforzare le frontiere esterne, o finanziare Paesi al di fuori dell’Ue”.
L’accordo è “‘progettato per rendere più difficile l’accesso alla sicurezza” e “causerà quasi certamente la detenzione di fatto di un maggior numero di persone alle frontiere dell’Ue, tra cui famiglie con bambini e persone in situazioni vulnerabili”, avverte l’attivista. Che denuncia anche la riduzione delle “garanzie per le persone che chiedono asilo in Ue” e l’indirizzamento di un “numero maggiore di persone” verso “procedure di asilo di frontiera al di sotto degli standard”.
L’accordo raggiunto oggi, si legge nella nota di Amnesty, consente ai Paesi di “rinunciare a un’ampia gamma di norme dell’Ue in materia di asilo in periodi di aumento degli arrivi e in caso di cosiddetta “strumentalizzazione “dei migranti o di ‘forza maggiore”, esenzioni che, secondo l’Ong, rischiano di “violare gli obblighi internazionali in materia di rifugiati e di diritti umani” e di “normalizzare misure di emergenza sproporzionate alle frontiere europee, creando un pericoloso precedente per il diritto di asilo a livello mondiale”.
Per Amnesty, l’intesa “rafforza la dipendenza dell’Ue da Stati al di fuori dei suoi confini per la gestione della migrazione, sulla base di recenti accordi con Albania, Libia, Tunisia e Turchia” rappresentando “un ulteriore passo verso l’esternalizzazione del controllo delle frontiere e l’elusione delle responsabilità europee in materia di protezione dei rifugiati”.
“Il Patto – prosegue – non risolverà i problemi urgenti che affliggono i sistemi di asilo nell’Ue, come gli investimenti insufficienti nei sistemi di asilo e accoglienza, i respingimenti illegali e spesso violenti, le politiche che negano alle persone il diritto di asilo e l’impunità alle frontiere dell’Ue”, né servirà a “migliorare le tutele per i richiedenti asilo in Europa” e ‘”a risposta comune dell’Europa alla migrazione’.
L’Ong infine torna a chiedere all’Ue di “affrontare queste violazioni ben documentate e di prendere provvedimenti per garantire una risposta conforme ai diritti umani, sostenibile e dotata di risorse adeguate alle persone che arrivano alle frontiere europee”.