Draghi torna in campo. Supermario ha già pronto un programma per scuotere una Europa ferma. L’ex premier irrompe sulle Europee e risale nel toto nomi per i vertici, Consiglio europeo in testa. In sintesi questo il suo manifesto: più uniti e ripristinare la competitività contro Cina e Stati Uniti. Draghi ha parlato a La Hulpe, cittadina belga nella provincia Vallona del Bramante. Durante una conferenza sui diritti sociali ha lanciato una scommessa: è arrivato il momento della svolta in Europa. Ha detto: “Quello che propongo è un cambiamento radicale”. Il suo rapporto sulla competitività sembra un programma di governo della Unione . Alla cerimonia della firma della dichiarazione di La Hulpe erano presenti Ursula Von Der Leyen, Roberta Metsola e il premier belga Alexander De Croo in quanto alla guida della presidenza di turno della Ue.
Mario Draghi, l’uomo del “whatever it takes” che 12 anni fa, con questa promessa di azione “a qualsiasi costo”, ha salvato l’euro dagli assalti della speculazione, oggi si reinventa con un messaggio altrettanto forte che ha strappato un plauso bipartisan. Tre i suoi filoni chiave: industria, investimenti e regole. Un “industrial deal europeo” che sia in grado di rispondere alle sfide poste da Cina e Usam cioè una Cina che mira “ad agguantare e internalizzare tutte le parti della catena di approvvigionamento di tecnologie verdi e avanzate e con rapida espansione sta minacciando di indebolire le nostre industrie”.
Quanto agli Stati Uniti Draghi non ha dubbi: “Gli Usa stanno utilizzando una politica industriale per attrarre capacità manifatturiere nazionali di alto valore all’interno dei propri confini – compresa quella delle aziende europee – mentre utilizzano il protezionismo per escludere i concorrenti e dispiegano potere geopolitico per riorientare le catene di approvvigionamento”.
Mario Draghi suggerisce una strategia “su come tenere il passo in una corsa sempre più spietata per la leadership nelle nuove tecnologie. Abbiamo solo 4 attori tecnologici europei globali tra i primi 50 a livello mondiale”. Di qui l’urgenza di una strategia che possa proteggere le nostre industrie tradizionali da un terreno di gioco globale, ineguale e “causato da asimmetrie nelle normative, nei sussidi e nelle politiche commerciali”. Ha poi aggiunto: “Senza azioni progettate e coordinate, alcune delle nostre industrie ridurranno la capacità produttiva o si trasferiranno al di fuori Ue”. La sferzata ha scosso i presenti quando ha detto: “Le nostre norme sugli investimenti sono costruite per un mondo che non c’è più, quello pre-crisi”. E poi sulla energia ha rimarcato: “Dobbiamo organizzare un sistema affidabile e libero da dipendenze estere”. Dunque Draghi riscende in campo. Quando ha lasciato Palazzo Chigi aveva detto: “Voglio fare il nonno”. Ma evidente l’attrazione per la politica è ancora forte.
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