Eroe della guerra in Afghanistan, pilota afghano che ha combattuto con le forze della coalizione occidentale, sfuggito ai talebani e arrivato nel Regno Unito su una piccola imbarcazione, ora rischia che gli inglesi lo deportino inRuanda, come migliaia di clandestini.
Questa è la triste vicenda di un pilota afghano che ha combattuto con le forze della coalizione, è fuggito dai talebani ed è arrivato nel Regno Unito su una piccola imbarcazione. Ora, il rischio è che il Ministero degli Interni avvii la procedura di espatrio in Ruanda. CIò ha indotto il pilota a rivolgersi direttamente al primo ministro britannico Rishi Sunak.
La sua causa è sostenuta da importanti personalità militari e politiche, tra cui il leader laburista Keir Starmer, che ha definito la sua situazione una vergogna.
Mentre cresce la protesta tesa a fermare la deportazione dell’eroe di guerra afghano, il cui nome viene tenuto segreto per proteggere la sua famiglia ancora in Afganistan, l’uomo ha raccontato la sua storia in un’intervista al quotidiano Independent.
Il pilota ha prestato servizio con distinzione a fianco delle forze armate britanniche. Gli inglesi hanno, infatti, utilizzato l’aviazione afgana per missioni speciali contro i produttori di droga che finanziavano il terrorismo e per proteggere l’esercito sotto attacco talebano.
Quando i Talebani riprendono il controllo del Paese nell’agosto del 2021, subito scatenano una campagna di assassinii contro i piloti di guerra colpevoli di aver lavorato con le forze inglesi costringendo il pilota prima a nascondersi e poi a tentare la fuga. Nei giorni di caos dell’evacuazione di Kabul molti di loro sono stati lasciati indietro. Tutti sapevano che un giorno l’esercito americano e quello britannico avrebbero lasciato il Paese ma quando questo è accaduto i loro leader territoriali non hanno saputo tutelare i militari o gli aviatori afgani che molto hanno fatto a fianco degli eserciti della coalizione.
Quando un amico lo avverte di quanto stava accadendo era ormai troppo tardi. Le strade erano intasate di auto con persone che cercavano disperatamente di lasciare il paese.
I numeri di telefono e di indirizzo dei piloti dell’aeronautica afghana erano stati lasciati nei loro uffici e ci si è chiesto perché, considerata la situazione di estremo pericolo. I Talebani li hanno ovviamente trovati e sono iniziati mesi di paura e di clandestinità sino alla decisione di tentare la fuga in Iran con la moglie.
Anche dall’Iran hanno dovuto fuggire perché non è stata accordata loro nessuna accoglienza, anzi. Con un visto di tre mesi, quando si sono presentati alla polizia dell’immigrazione per rinnovarlo sono stati trattati duramente e invitati a tornare immediatamente in Afganistan o arruolarsi nell’esercito iraniano.
A quel punto la fuga è ricominciata e la moglie lo ha convinto a proseguire da solo mentre lei ritornava nel suo paese cercando di nascondersi.
Il pilota ha preso accordi per lasciare l’Iran illegalmente e ha iniziato un viaggio che lo avrebbe portato a Dover. Ha pagato 1.500 dollari ad un contrabbandiere per il viaggio nascosto con altri in un grosso camion da Teheran a Istanbul e poi 10mila euro per arrivare in nave dalla Turchia all’Italia dove le autorità lo hanno arrestato, intimandogli di lasciare il Paese entro sette giorni.
È andato in un altro Paese europeo e ha provato a chiedere inutilmente asilo e dopo quattro mesi ha capito che doveva andare nel Regno Unito.
Era convinto che il suo passato di pilota militare al servizio delle forze armate britanniche lo avrebbe aiutato essendo stato anche elogiato dal suo supervisore delle forze di coalizione come patriota della sua nazione.
Ha attraversato all’alba la Manica in barca con i certificati di addestramento al volo stretti al petto come unica attestazione delle sua identità e qualifiche e, una volta arrivato a Dover, è stato prelevato dalla polizia.
In Inghilterra l’uomo ha vissuto in un albergo utilizzato dal Ministero dell’Interno mentre aspettava di conoscere la sua sorte, cercando di migliorare il suo inglese. Sebbene abbia constatato come molti in Gran Bretagna, e non solo, sostengano la sua richiesta di asilo, avverte tutta la disperazione della situazione. Il pensiero va anche alla moglie tornata in Afganistan.
Il pilota, ora costretto alla clandestinità, ha spiegato al The Independent come lui sia solo uno dei tanti militari afghani dimenticati dagli alleati, insieme a giornalisti e interpreti, e di come si sentano traditi nella promessa di amicizia e di cooperazione.