La Gran Bretagna introduce limitazioni severe alla possibilità fumare con una legge che arriva a fissare nero su bianco l’obiettivo di vietare tout court la vendita di tabacco ai nati dal 2009, nella speranza di poter favorire l’avvento di una prima generazione di nativi “no smoking”. La crociata del premier salutista Sunak, comprende lo stop alla vendita ai minorenni anche delle sigarette elettroniche usa e getta, denunciate come “trappole” multicolore destinate a rendere dipendenti bambini e ragazzi. In un quadro nel quale, secondo dati diffusi dal governo e dal servizio sanitario nazionale (Nhs), si calcola che quattro dei residui fumatori britannici incalliti su cinque abbiano iniziato prima dei 20 anni.
L’iter parlamentare è destinato a durare qualche mese, prima del via libera finale e dall’avvio concreto di uno schema che mira a innalzare ogni anno di un anno il limite d’età per l’acquisto di sigarette. Appoggiato da medici, autorità sanitarie e da un fronte politico bipartisan, il provvedimento, denominato Tobacco and Vapes Bill, ha affrontato il primo scoglio alla Camera dei Comuni, dove al gruppo Tory è stata data libertà di voto. Ma dove, a garanzia dell’approvazione – ci sono i sì assicurati dalle opposizioni, Labour in testa, oltre che dal grosso dei deputati di maggioranza.
Non tutti tra i conservatori la pensano però come Sunak. Liz Truss, l’ex premier nota per aver avuto una breve e catastrofica esperienza di governo, dice: “Siamo un Paese libero, non dovremmo essere noi a dire alla gente di non fumare” a mo’ di ‘Stato balia’”. Il più deciso oppositore è però Boris Johnson, l’ex premier che ha gestito il post brexit ed ex sindaco di Londra. Il Partito Conservatore che fu di Winston Churchill, questo il suo ragionamento, non può mettere al bando i sigari, simbolo indissolubilmente legato all’iconografia del primo ministro della vittoria nella Seconda guerra mondiale.