Sovvertita dal voto in Grecia quella che sembrava quasi una legge fisica delle elezioni nelle democrazie occidentali. La per così dire legge, la costante era che chi aveva governato veniva punito dall’elettorato scontento quasi a prescindere e dalla pubblica opinione percorsa da indistinto rancore. Gli elettori greci hanno premiato invece, anzi di più che premiato, il partito conservatore e di destra (moderata) Nuova Democrazia che la Grecia aveva governato. Niente dividendo d’opinione per l’opposizione, niente rendita di opposizione. Nonostante disastro ferroviario (57 morti) dopo giuramento incauto di ministro che aveva brindato alla sicurezza ferroviaria raggiunta, nonostante gli anni di governo, Nuova Democrazia ha avuto circa il 40 per cento dei voti e soprattutto circa il doppio dei voti raccolti da Syriza di Alexis Tsipras, cioè l’opposizione, l’alternativa, la sinistra “dura”, innamorata del “senza se e senza ma”.
Secondo i canoni del politicamente corretto un video così e sono voti di umanità indignata, voti anti governo. Non è andata così, il politicamente corretto ha fatto emotivamente ed elettoralmente cilecca. Hanno invece sparato non a salve i continui richiami a tassare il ceto medio fatti dalla sinistra “dura, senza se e senza ma”. Minacce-promesse che la sinistra dura ritiene politicamente corrette. Di certo atte a far perdere le le elezioni. Forse elezioni già perse per la sinistra greca alla Tsipras, ma per stare sul sicuro il politicamente corretto impone e consiglia alla sinistra “dura” di riscoprirsi anti capitalista, anzi un po’ anche anti Sistema e di inneggiare alla tassazione angelo purificatore delle ingiustizie sociali (in Italia si verifica il fenomeno più compiuto: la sinistra che da decenni iper tassa il suo elettorato e fermamente crede alla bugia socio-fiscale di sterminati e indifferenziati “ceti meno abbienti”).
Un gruppo di militanti che il politicamente corretto impedirebbe di definire estremisti recitando una “contestazione al ministro” impedisce alla ministra Roccella di parlare alla presentazione del suo libro. Non vale siano invitati sul palco, non vale siano invitati alla pubblica discussione. Vogliono solo che Roccella non possa parlare, sono lì per questo. Sull’accaduto Elly Schlein non ce l’ha fatta neanche sull’ovvio, doveroso, standard del Pd in questi casi, del Pd prima di lei. Non ha detto: sono lontana, lontanissima idealmente dal pensiero della Roccella ma difendo il suo diritto di esprimerlo, di parlare liberamente. Tutt’altro, ha mandato la palla in tribuna e ha affabulato di “intolleranza governativa al dissenso”. Lo stesso aveva fatto perfino con l’imbrattare opere d’arte: Schlein non ce la fa a uscire dal recinto, anzi dalla gabbia culturale per cui ogni “movimento” è cosa buona e giusta. Anche e soprattutto i movimenti minoritari, anche se di sociale nicchia, anche se estremisti e settari. E’ il recinto del politicamente corretto che corretto è solo se sottoposto al vaglio e autorizzazione di una cultura woke all’europea. Qualcosa che mixa il puritanesimo anglosassone (scimmiottato in movenze e salsa para e sedicenti marxiste, ma neanche tanto) con il pansindacalismo di lobby di identità prima ancora che di interessi. In questo recinto si sono gioiosamente infilati e stabiliti il francese Melenchon, il greco Tsipras e l’italiana Schlein. Pensando siano i Caraibi della sinistra dura senza se e senza ma. Non vedendo come invece sia il triangolo delle Bermuda dove la sinistra naufraga o sparisce.
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