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Guerra in Ucraina, tutti hanno sbagliato, Gianandrea Gaiani: errore geopolitico allargare a Kiev

Guerra in Ucraina. Un po’ tutti hanno sbagliato i calcoli. I russi pensavano di far cadere in pochi giorni il governo di Kiev sostituendolo con uno amico di Mosca e che parte dell’esercito ucraino passasse dalla loro parte. 

Ma l’operazione è fallita, il cambio di regime non c’è stato, grazie anche al supporto d’intelligence anglo-americano e agli aiuti di molti paese

Anche l’Europa ha sbagliato i suoi calcoli, contava di mettere a tappeto l’economia russa con le sanzioni. Non è stato così. 

E oggi è la Ue a pagare il prezzo economico più alto della guerra con il caro energia e la necessità di fare accordi con altri paesi, non propriamente neppure questi amici e democratici, per contenere la deindustrializzazione.

L’analisi di Gianandrea Gaiani, analista strategico e direttore di Analisi Difesa, intervistato da Alessandra Ricciardi per Italia Oggi, tende al pessimismo.

«La controffensiva ucraina è fallita. E gli Usa, a quasi due anni dall’inizio del conflitto, hanno iniziato a sganciarsi, facendo venir meno il supporto militare dei mesi precedenti. 

L’adesione dell’Ucraina alla Ue? «Dal punto di vista geopolitico l’Unione europea ne uscirebbe indebolita, troppo grande come entità e poco influente come soggetto politico. E poi chi pensa che il processo di adesione sia cosa semplice si illude: l’Ucraina prima dello scoppio della guerra era in fondo a tutti gli indici internazionali di libertà e diritti civili e con alti tassi di corruzione e con la guerra la situazione è peggiorata». Un possibile accordo per la pace, dice Gaiani, «potrebbe esserci dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, tra un anno esatto».

Domanda. Siamo a quasi due anni dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. Doveva essere una guerra veloce. Chi ha sbagliato i calcoli?

Risposta. Un po’ tutti hanno sbagliato. Hanno iniziato i russi, che pensavano di far cadere in pochi giorni il governo di Kiev sostituendolo con uno amico di Mosca e che parte dell’esercito ucraino passasse dalla loro parte.

Ma l’operazione è fallita, il cambio di regime non c’è stato, grazie anche al supporto d’intelligence anglo-americano, e subito dopo si è materializzato un consistente aiuto militare degli anglo-americani. 

D. Quale lo scopo?

R. Boris Johnson e Joe Biden hanno imposto a Kiev di non accettare l’accordo di pace raggiunto a fine marzo del 2022 dalla mediazione turca e che aveva portato al ritiro russo dai dintorni di Kiev. 

Oggi lo ammettono anche i consiglieri di Zelensky. Londra e Washington volevano che la guerra continuasse per logorare Mosca puntando sulla caduta di Putin. Anche l’Europa ha sbagliato i suoi calcoli, contava di mettere a tappeto l’economia russa con le sanzioni. Non è stato così. E oggi è l’Unione europea a pagare il prezzo economico più alto della guerra con il caro energia e la necessità di fare accordi con altri paesi, non propriamente neppure questi amici e democratici, sperando di contenere la deindustrializzazione.

D. Oggi qual è la situazione?

R. Oggi siamo sempre allo stesso punto, con il 20 per cento del territorio ucraino in mano russa e le richieste di Mosca per negoziare restano quelle di due anni fa: ottenere la neutralità dell’Ucraina, che potrà entrare nella Ue ma non aderire alla Nato.

E che venga riconosciuta l’annessione alla Russia della Crimea e delle quattro regioni del sud-est già annesse con i referendum del settembre 2022.

D. E la controffensiva ucraina?

R. Il dato militare degli ultimi sei mesi, ammesso anche dagli ucraini, è che la controffensiva è fallita: dal primo gennaio al 31 ottobre di quest’anno le conquiste territoriali di Kiev sono pari a 350 chilometri quadrati, due volte Milano; le conquiste dei russi restano superiori e aumentano di giorno in giorno, avanzano lentamente ma sui diversi fronti e soprattutto nel Donbass. Kiev ha subito perdite spaventose e fatica a rimpiazzarli con nuovi arruolamenti, sempre più impopolari. 

Sul piano militare i russi hanno ripreso l’iniziativa, mentre gli ucraini cominciano ad andare in sofferenza anche per il sempre maggiore disimpegno degli Usa.

D. Disimpegno?

R. Gli aiuti americani agli ucraini stanno scemando e gli Usa stanno cercando di scaricare sull’Europa i costi della guerra non solo in termini di rifornimenti militari ma anche di futura ricostruzione. 

Ma la Ue non ha questa capacità, avevamo promesso un milione di proiettili all’Ucraina entro marzo 2024, a oggi siamo a un terzo.

D. Cosa è cambiato per gli Usa?

R. Negli Usa incombono i sondaggi che sono concordi nel dire che nessun candidato delle prossime presidenziali guadagnerà un solo voto grazie alla guerra in Ucraina e dal rischio di uno scontro con la Russia, potenza nucleare. 

D. Il Consiglio europeo ha dato il via libera ai negoziati per l’adesione di Kiev alla Ue, anche se con la freddezza, se non la contrarietà, di alcuni paesi membri.

R. Per l’Europa è un errore geopolitico, più si allarga e più si indebolisce. Un’entità troppo grande e poco incisiva politicamente, un gigante dai piedi di argilla. 

Lo ha dimostrato anche nei confronti della stessa guerra russo-ucraina: non è stata capace di proporre un piano di pace ai due contendenti. 

Ci hanno provato perfino sette presidenti africani e Papa Bergoglio. 

La Ue, non pervenuta. Pensare poi che l’adesione sia un percorso in discesa è un grosso errore.

Prima della guerra l’Ucraina era un paese con bassi tassi di libertà economica e di diritti civili e con alti tassi di corruzione. Seconda il Global Democracy Index 2020, redatto da The Economist, l’Ucraina in quanto a democrazia era al 79° posto (l’Italia al 29°) superata solo da Russia, Bielorussia e Bosnia-Herzegovina.

D. E se l’Ucraina dovesse essere sconfitta?

R. La sconfitta dell’Ucraina sarebbe la nostra sconfitta. Va trovato un accordo. Ma oggi Zelensky non è disposto a cedere nulla e Putin ha interesse a guadagnare tempo perché ora la guerra logora noi e gli ucraini. Una svolta potrebbe esserci tra un anno esatto, se dovessero essere i repubblicani a vincere le elezioni americane. 

Ma non si possono escludere colpi di scena già prima, sui campi di battaglia. Specie in assenza di ingenti, nuovi aiuti militari occidentali le forze ucraine potrebbero collassare e Zelensky avrà difficoltà a sostenere la linea dura, contraria al negoziato, tenendo compatto l’esercito. 

Se i russi riusciranno mantenere alta la pressione militare lo scenario potrebbe cambiare aprendo la strada a un accordo .

da Italia Oggi

Marco Benedetto

Ha fondato Blitz e lo ha diretto fino al 2018. Ha anche firmato oltre 200 articoli. Ora si è ritirato, come conviene all’età, ma ogni tanto non perde l’occasione per dire la sua.

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