Il Consiglio Ue ha trovato l’accordo su due misure chiave del nuovo Patto sulla migrazione, che si compone però di molte altre tessere legislative in corso di approvazione.
Ovvero la Procedura d’asilo (Apr) e la Gestione dell’asilo e della migrazione (Ammr). Ecco i punti principali del pacchetto.
L’Apr fissa una procedura comune in tutta l’Ue per stabilire alle frontiere, entro 12 settimane, chi può avere l’asilo e chi no. Chi viene da un Paese che ha un tasso di riconoscimento della protezione internazionale inferiore al 20% verrà incanalato in questa nuova procedura.
E “non sarà autorizzato ad entrare nel territorio dello Stato membro”. Sarà poi stabilita in ogni Paese, attraverso una formula, una “capacità adeguata” di persone che saranno sottoposte alla procedura.
Ogni anno i 27 Paesi dell’Ue dovranno compiere un minimo di 30mila azioni di ricollocamento, o con trasferimenti effettivi o con contributi economici pari a 20mila euro a persona, sia per i migranti economici che per i rifugiati (calcolati sulla base del Pil e della popolazione).
La quota può salire in caso di crisi. I finanziamenti finiranno in un fondo della Commissione per gestire progetti di proiezione esterna dell’Ue – l’idea è quella di tentare di abbassare le partenze all’origine.
In caso di trasferimenti insufficienti rispetto alle promesse, i Paesi di primo arrivo potranno compensare con i cosiddetti dublinanti, ovvero i richiedenti asilo che si trasferiscono in altri Stati membri in violazione delle regole.
I Paesi di primo ingresso non avranno più la responsabilità permanente per i migranti ai quali viene rifiutato l’asilo mediante procedura accelerata (viene fissata a 15 mesi).
Le persone salvate in ambito di operazioni Sar saranno sotto tutela dello Stato di riferimento solo per 12 mesi al contrario dei 24 mesi applicati agli altri richiedenti asilo.
Nasce un piano di finanziamenti straordinario, a carico del bilancio Ue, per il rafforzamento delle capacità ricettive e dei sistemi di asilo dei Paesi di primo ingresso.
C’è la possibilità per gli Stati membri d’inviare i migranti in Paesi terzi, diversi da quelli di origine, purché siano sicuri e sia stabilita una “connessione” con la persona in questione (basterebbe anche una non meglio definita “permanenza”). Qui si applica una clausola di revisione di un anno.
L’intero pacchetto potrà essere rivisto a due anni dall’approvazione.
Gli unici due Paesi a votare contro sono stati Ungheria e Polonia. Malta, Lituania, Slovacchia e Bulgaria si sono invece astenute.
Il pacchetto ora deve essere mediato con il Parlamento Europeo, che ha adottato la sua propria versione; il testo di sintesi, per essere adottato ufficialmente, dovrà poi essere approvato dall’Eurocamera nonché dal Consiglio.
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