Affluenza al minimo storico nelle elezioni in Iran: il quartier generale elettorale del Ministero degli Interni iraniano ha annunciato – riporta la Bbc persian – che la partecipazione ai seggi si è fermata al 40% dei 61,452 milioni aventi diritto al voto. Alle presidenziali del 2021, quando si era registrato il precedente minimo storico dalla fondazione della Repubblica islamica nel 1979, era poco sopra il 48%. Il dato di questa tornata elettorale, se confermato, è inferiore anche al 41% delle legislative del marzo scorso.
Il ministero dell’Interno dell’Iran annuncia ufficialmente che al secondo turno delle elezioni presidenziali, il cui primo turno si è svolto ieri, si sfideranno il candidato riformista Massud Pezeshkian e l’ultraconservatore Said Jalili. Il primo è risultato primo per numero di preferenze. “Nessuno dei candidati ha potuto ottenere la maggioranza assoluta dei voti” al primo turno, e “di conseguenza il primo e secondo” per numero di voti si sfideranno il 5 luglio”.
Al secondo turno, ricorda il governo di Teheran, sarà il candidato presidenziale che otterrà almeno la metà più uno dei voti a prendere il posto del presidente (ultraconservatore) Ebrahim Raisi, morto il 19 maggio scorso in un incidente di elicottero.
Che il popolo abbia in massa disertato le urne – concordano gli osservatori – è un dato che segnala un fatto politico rilevante: la gente non ha risposto al pressante appello a votare della Guida Suprema l’ayatollah Ali Khamenei.
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