Israele accusata di genocidio a Gaza, Corte Aja non archivia caso: “Prenda ogni misura per evitarlo”

La Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha imposto ad Israele “misure di prevenzione per Gaza”, non archiviando dunque il caso di presunto genocidio. La Corte ha ordinato a Israele di adottare tutte le misure per prevenire il “genocidio” dei palestinesi.

“Prevenire atti di genocidio a Gaza”

“Lo Stato ebraico deve garantire che le sue forze armate non commettano un genocidio” sono state le parole della presidente della Corte, la giudice Joan Donoghue. La Corte ha chiesto ad Israele di Israele di riferire alla corte entro un mese. L’Icj non ha però imposto il cessate il fuoco ad Israele, contrariamente alle richieste del Sudafrica., mentre ha stabilito che Tel Aviv deve prendere “provvedimenti immediati per consentire aiuti umanitari e beni di prima necessità alla Striscia di Gaza”. La Corte ha anche chiesto il “rilascio degli ostaggi ancora a Gaza”. 

La sentenza è stata comunicata dai 17 giudici della Corte durante una seduta pubblica intorno alle 13.30 di oggi, 26 gennaio, nella sede del tribunale all’Aja, nei Paesi Bassi. Una sentenza preliminare, non c’è stata alcuna decisione – come era previsto – sul presunto genocidio commesso da Israele ai danni dei palestinesi di Gaza, per cui invece servirà un processo lungo diversi anni.

Aja non archivia caso

Ma è una sentenza con un rilevante valore politico, perché la Corte ha sottolineato che non può “archiviare il caso” come richiesto da Israele, dunque dà credito all’iniziativa del Sud Africa e quindi sicuramente aggraverà il peso del processo contro Israele. Lo Stato ebraico, se non rispetta la sentenza, potrebbe rischiare delle sanzioni e in ogni caso aumenterà la pressione internazionale contro il governo di Benjamin Netanyahu, anche da parte degli Usa, che in precedenza avevano descritto il caso come “privo di merito”.

La giudice Donoghue, nel suo discorso, ha affermato che la Corte non è tenuta ad accertare, in questa discussione, se Israele abbia commesso violazioni della convenzione sul genocidio, ma ha sottolineato che  “almeno alcuni atti sembrano aver violato la Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio del 1948”. Per tale ragione, non può accogliere la richiesta di Israele di archiviare il caso. Poi ha annunciato che è legittimata a chiedere misure di prevenzione, dicendosi “profondamente preoccupata per la perdita di vite umane a Gaza”. Secondo quanto riportato da Haaretz, il giudice Aharan Barak, rappresentante di Israele presso la corte dell’Aja nel caso di genocidio, ha votato contro tutte le misure ordinate contro lo Stato ebraico tranne una: che Israele debba garantire la fornitura di servizi di base e aiuti umanitari alla Striscia di Gaza. 

La replica di Israele

Israele non ha reagito subito alla sentenza della Corte. Poi il premier Netanyahu si è focalizzato sul fatto che la Corte non abbia chiesto il cessate il fuoco. “La Corte ha giustamente respinto la richiesta oltraggiosa di negare a Israele il diritto all’autodifesa di base” ha sottolineato il premier israeliano, che però poi ha definito la volontà della Corte di discutere del presunto genocidio compiuto da Israele “un segno di vergogna che non sarà cancellato per generazioni”.

Sudafrica: all’Aja vittoria decisiva per il diritto

A Pretoria invece soddisfazione e abbracci, come riporta Al Jazeera. Il ministero degli Esteri del Sudafrica ha definito la sentenza “storica” e detto che la giornata di oggi segna “una vittoria decisiva per lo Stato di diritto internazionale e una pietra miliare significativa nella ricerca di giustizia per il popolo palestinese”. Immediate le reazioni di Hamas e della parte palestinese. “La decisione della Corte internazionale di giustizia è uno sviluppo importante che contribuisce a isolare l’occupante e a denunciare i suoi crimini a Gaza” ha affermato la milizia, che ha chiesto di “costringere l’occupante a mettere in atto le decisioni della Corte”. Il ministero degli Esteri Palestinese ha definito la sentenza “un importante promemoria”: “nessuno Stato è al di sopra della legge”.

 

 

 

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Filippo Limoncelli