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Israele e Palestina, un mese di guerra. Tutto iniziò il 7 ottobre: le tappe del conflitto

Israele e Palestina, un mese di guerra. È già passato un mese da quando Hamas, era lo scorso 7 ottobre, ha deciso di rompere i già precari equilibri con Israele con l’offensiva denominata “Alluvione Al-Aqsa”. L’offensiva, studiata per due anni, è stata divisa in due parti: da una parte i razzi lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele dall’altra il blitz via terra oltre confine.

In quelle stesse ore infatti i militanti armati di Hamas, molti in motocicletta o penetrati con velivoli artigianali, hanno compiuti massacri nei kibbutz vicini al confine, uccidendo famiglie e sequestrando persone. Alcuni degli ostaggi, di varie nazionalità, sono stati prelevati durante un blitz dei terroristi ad un rave che si stava svolgendo al confine, altri uccisi nel tentativo di fuga. 

Oltre 1400 le vittime totali, 244 gli ostaggi. Almeno questo è il bollettino fin qui ricostruito. Da allora, da quel 7 ottobre, nella Striscia di Gaza è guerra.

La reazione di Israele

Il premier Netanyahu dopo poche ore ha dichiarato che Israele è in guerra, lanciando così l’operazione “Spade di ferro” nella Striscia. L’obiettivo, oltre a liberare gli ostaggi (finora ne sono stati rilasciati quattro), è di eliminare Hamas, colpendo anche la rete sotterranea dei suoi cinquecento chilometri di tunnel.

Il governo di Netanyahu è stato chiaro: l’obiettivo è annientare Hamas.

Dopo 20 giorni è partita l’operazione via terra di Israele con l’invasione della Striscia e l’assedio di Gaza.

Già a metà ottobre l’esercito israeliano ha ordinato ai palestinesi di spostarsi verso sud, chiedendo di fatto lo sfollamento di oltre un milione di persone: un’operazione giudicata impossibile dall’Onu, che ha messo in guardia dalle “devastanti conseguenze umanitarie”. Le parti in guerra spesso si sono accusate a vicenda, come il caso dell’ospedale Al-Ahli di Gaza, dove secondo il ministero della Sanità locale sarebbero morte 500 persone sotto le bombe. Per l’intelligence occidentale si è trattato però di un fallito lancio di razzi del Jihad islamico palestinese.

Ora resta da capire cosa succederà. Tra gli scenari possibili c’è il peggiore, con l’entrata in campo di altri Paesi nel conflitto e il migliore, la pace, che però per ora non resta che un miraggio.

 

Gianluca Pace

Laureato in Storia contemporanea, a Blitz quotidiano dal 2011. Qui mi occupo, si fa per dire, di quel che accade in questa misera Italia e nei dintorni. Con queste poche righe dovrei mettere in risalto, con un po’ di ironia e senza farlo notare troppo, le mie poche qualità. Ma insomma, alla fine che ci frega?

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