“La Palestina è uno Stato”. Tre Paesi europei – Spagna, Irlanda, Norvegia – ne sono convinti tanto da annunciare il loro riconoscimento ufficiale che avverrà mercoledì 28 maggio. Riconoscimento nell’ottica della soluzione dei due Stati: Israele e, appunto Palestina. Si accoderanno quanto prima Malta e Slovenia. Passo simbolico, decisione storica. Domanda inevitabile: perché l’annuncio proprio adesso? È il momento giusto? E poi: e se questo annuncio, più che infrangere un vecchio tabù, generasse nuove tensioni?
La durissima reazione di un Israele ricompattato alla bisogna non promette niente di buono. Netanyau ha bollato le decisione dei tre Paesi europei come “un premio al terrorismo”; e ha immediatamente richiamato “per consultazioni “ i suoi ambasciatori nei tre Stati. Di avviso contrario Hamas che ha esultato: ”È il risultato della resistenza del nostro popolo”. Hamas, senza accorgersene, ha dato ragione a Netanyau sul fatto che il “terrorismo paga”. E questo francamente non è un bel sentire. Tutt’altro.
Israele, due ceffoni in una settimana
Nessuno a Tel Aviv si aspettava una doppia mazzata nel giro di 48 ore. Prima è arrivato il ceffone della Corte Penale Internazionale. Il procuratore dell’ Aja ha chiesto mandati di arresto per Netanyau e Sinwar mettendo sullo stesso piano il primo ministro israeliano e il capo di Hamas: per entrambi l’accusa è quella di “crimini di guerra e di crimini contro l’umanità”. È la prima volta che la Corte Penale Internazionale mette nel mirino il leader di un Paese alleato degli Stati Uniti. Una sentenza esplosiva che marchia di una infamia globale sia Netanyau che Putin. Il secondo ceffone è arrivato dai 3 Paesi europei che hanno annunciato il riconoscimento dello stato Palestinese.
L’America critica, l’Italia frena
Il presidente Biden critica tempi e modi del riconoscimento: ”Ogni Paese è libero di decidere sulla questione, ma gli Stati Uniti continuano a sostenere una soluzione a due Stati. Ma non vediamo come un riconoscimento unilaterale della Palestina possa portare alla pace”. Ha aggiunto Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale americana: ”L’unico modo per arrivare alla pace è attraverso negoziati diretti tra le due parti”. Gli Stati Uniti hanno però avvertito Israele di non bloccare i fondi destinati ai Palestinesi come forma di ritorsione per il riconoscimento annunciato dai Paesi europei. Sullo stesso piano, seppur con sfumature diverse, sono Francia, Germania, Gran Bretagna, Belgio e l’Italia. Ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani: ”Noi siamo favorevoli alla nascita di uno stato palestinese che riconosca Israele e sia riconosciuto da Israele. Noi non abbiamo mai cambiato idea sulla filosofia dei 2 popoli, 2 Stati. Ma passi che creano tensione non servono. Poi bisogna capire cosa sia lo stato palestinese, perché non possiamo riconoscere uno Stato a guida di Hamas”.