Medioriente in fiamme. Tregua lontana. I veti incrociati frenano i negoziati

“Fuori i nomi”. Israele insiste. Non molla. Vuole da Hamas la lista degli ostaggi ancora in vita. Niente lista, niente tregua. E addio alle speranze dei negoziati. Netanyau ha addirittura bloccato la sua delegazione in partenza per Il Cairo. Di più: Bibi accusa il terrorista Sinwar, leader di Hamas a Gaza, “di voler sabotare le trattative e avere un bagno di sangue durante il Ramadan”.  La strategia di Hamas è stata rivelata dallo stesso Sinwar in un messaggio fatto arrivare a Doha dal suo bunker segreto; messaggio prontamente ripreso dal Wal Street Journal (quotidiano di New York, il più diffuso negli USA). In sintesi il pensiero del leader palestinese islamista, sunnita e fondamentalista: “Le vittime civili di Gaza sono utili per aumentare la pressione Mondiale”; affermazione che metterebbe a disagio persino Niccolò Machiavelli che già sette secoli fa suggeriva di tenere separata la Politica dalla morale (e pure dalla Religione).

Il rimpallo di responsabilità

Siamo a questo punto di stallo. Se non rientrano le accuse incrociate tra Hamas e Israele, le possibilità di un accordo (a Parigi il testo è pronto) sono inevitabilmente destinate al naufragio. Hamas ha fatto richieste ritenute “vaghe e parziali”. Vuole il ritiro delle truppe israeliane da Gaza, il ritorno dei civili nel nord della Striscia, gli aiuti in tutta la Striscia. Dopo di che l’accordo verrebbe accettato. Ma fonti israeliane, citate dalla radio pubblica Kan hanno spiegato che “Hamas non recede dalle sue richieste assurde e non fornisce risposte. Finché non avremo risposte veritiere e concrete non ha senso inviare alcuna delegazione al Cairo”. Ha precisato il ministro della Difesa di Tel Aviv, Yoav Gallant che “Israele non metterà fine alla guerra finché Hamas non sarà del tutto smantellata”. Di più: Israele sospetta che Hamas voglia il caos durante il Ramadan che inizia il 10 marzo. Intanto sul campo continua l’orrore quotidiano della guerra. 

I pacchi alimentari Usa paracadutati a Gaza

Hanno poi fatto il giro del Mondo le immagini degli aiuti “piovuti dal cielo su Gaza”. Iniziativa degli Stati Uniti di paracadutare sulla spiaggia, da aerei militari, pacchi per la popolazione. Ha spiegato Washington: “Questi pacchi non sostituiscono gli aiuti di terra”. La decisione di aiutare la popolazione civile è l’effetto delle notizie dei bimbi morti per malnutrizione a Gaza che hanno colpito molto l’opinione pubblica americana.

L’intervento del Papa

Papa Francesco, intuendo la difficoltà e la drammaticità del momento, domenica all’Angelus ha rinnovato il suo appello, più accorato di sempre. Ha molto colpito un passaggio in particolare: “Mi domando ,davvero si pensa di costruire mondo migliore in questo modo? Davvero si pensa di raggiungere così la pace? Basta, per favore. Diciamo tutti basta, fermatevi! Vi incoraggio a continuare i negoziati per un immediato cessate il fuoco a Gaza e in tutta la regione”. È il caso di ricordare che le vittime a Gaza hanno già superato le 30.000 unità, secondo i dati del ministero della Sanità della Striscia. Fa ancora molto discutere la cosiddetta “Strage della farina”. Cioè il massacro di civili accalcati per gli aiuti che portavano i camion, giovedì 29 febbraio. Bilancio drammatico: 104 morti 760 feriti.

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Gianluca Pace