La cena di lavoro dei leader al Consiglio Europeo è terminata senza un accordo sulla migrazione. E’ stato poi il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel a chiedere alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di provare oggi a mediare con i premier di Polonia e Ungheria per tentare di sbloccare l’impasse sul dossier migranti. Alla fine Meloni ha dovuto prendere atto che la mediazione è fallita.
I governi sovranisti di Budapest e Varsavia vogliono rimettere in discussione il testo che impone di scegliere tra accoglienza o contributo di 20.000 euro per migrante. In pratica: o accogli la tua quota di migranti presi in carico dai paesi di primo approdo (l’Italia, fra questi) per una distribuzione equa su tutto il terriotorio Ue, oppure paghi.
La cosiddetta internazionale dei sovranisti si mostra per quello che, almeno in senso strettamento logico, è: una contraddizione in termini. Ma Meloni non è delusa da Polonia e Ungheria.
“Non sono delusa mai da chi difende i propri interessi nazionali. La loro posizione non riguarda la dimensione esterna che è la priorità italiana ed è l’unione modo per affrontare la migrazione mettendo d’accordo tutti”.
Per poi ammettere di “aver mediato fino all’ultimo”. E se ci ha provato fino all’ultimo dobbiamo credere che fosse nell’interesse nazionale. E non ci è riuscita, vista l’intransigenza dei suoi presunti alleati ideologici.
Se Meloni non è delusa dagli amici sovranisti, per il ministro Fitto l’azione del premier italiano è stato addirittura un successo. “Grazie al decisivo ruolo italiano, per la prima volta la migrazione è diventata centrale nell’agenda europea”.
Anche il sottosegretario Delmastro non vede la contraddizione tra gli interessi divergenti degli “amici” sovranisti. “Alcuni nostri alleati la vedono diversamente ma non è un problema di Meloni perché per lei viene prima l’interesse nazionale e poi la parrocchia politica”.
Il problema, per Fratelli d’Italia, è arrestare i flussi migratori. “Vasto programma”, avrebbe detto un conservatore più realista tipo De Gaulle.
A proposito di Francia, il premier polacco Morawiecki, mentre ringrazia Meloni per il lodevole tentativo, tira un calcio agli stinchi metaforico a Macron che ha dovuto lasciare in anticipo il Consiglio Europeo (delegando per la sua parte il tedesco Scholz).
“Vogliamo scene come quelle di Parigi?”, ha dichiarato, alludendo cinicamente alle banlieue in rivolta per l’uccisione di un ragazzo da parte della Polizia. “Gli europei siano padroni a casa loro”, ha concluso. I tempi dell’idraulico polacco che rubava il lavoro ai buoni francesi sono un ricordo sbiadito, o più probabilmente una rimozione inconscia.
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