Oligarchi russi, è strage. Tutti “suicidi “. Muoiono come mosche. E tutti hanno in comune due cose: un pozzo di soldi e l’avversione a Putin. Volendo, ce n’è una terza: hanno scelto di morire (quasi tutti) all’estero.
A volte persino in compagnia, forse per farsi coraggio. Proprio come è accaduto agli ultimi due. Cioè Pavel Anton e il suo socio Vladimir Bidenov. Due morti in 48 ore. Teatro della loro fine? Un sontuoso hotel in India, nella città di Rayagada, distretto della Orissa. Città tranquilla, religiosa, dove si parla ancora una lingua antica e il tempo non passa mai.
Insomma, l’ideale (pare) per togliere il disturbo. Vladimir se n’è andato per primo circondato da bottiglie (vuote) di vino; poi l’ha seguito Anton volando da una finestra. Così è finito il loro viaggio turistico. Immediata la versione della polizia locale: suicidio. Le cose da quelle parti le fanno rapidamente. Per i nostri marò Girone e Latorre sono bastati dieci anni. Non uno di più.
Da quando Putin ha iniziato la guerra in Ucraina (24 febbraio 2022) ben 12 oligarchi, magnati degli affari – ricchezze enormi accumulate in poco tempo e misteriosamente – sono scomparsi. In vari modi: cadendo da una finestra di un ospedale, sparandosi un colpo in testa nella piscina di casa, impiccandosi nel salotto o nel garage, cedendo ad una crisi cardiaca sottovalutata dopo una iniezione di veleno di rospo.
Addirittura per auto-strangolamento, difficile ma non impossibile per i miliardari, come ha fatto il 22 aprile il top manager di Novatek nella sua bella villa di Barcellona, il signor Serghey Protosenya. Moglie e figlia 18enne l’hanno seguito, colpite con una accetta. Curiosa la morte dell’immobiliarista Dimitri Zelenov, 50 anni, caduto dalle scale nella sua villa di Antibes, in Costa Azzurra, tra Cannes e Nizza, giusto davanti ai lussuosi yacht di Port Vauban.
Sarà una coincidenza, un concorso di circostanze fortuite. Sarà. Strano. Che dietro a questa strage ci sia la mano del chierichetto del patriarca Cirillo, lo sospettano in molti. Putin dunque batterebbe Agatha Christie? Ci sta. La scrittrice inglese in “Dieci piccoli indiani” ha ambientato i crimini in una isoletta senza comunicazioni, gli oligarchi si sono invece “suicidati” in luoghi diversi, platealmente. Dal primo all’ultimo. Da Leonid Shulman , 60 anni (29 gennaio) a Pavel Anton (24 dicembre). Tutti contrari alla invasione dell’Ucraina. Le critiche al Cremlino non sono gradite. Danno fastidio. Occhio.
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