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Papa Francesco ha decretato la fine del cristianesimo? Dice che tutte le religioni portano a Dio

Tramonto o fine del cristianesimo? Per giunta per mani dell’attuale Papa? E’ possibile. Vediamo perché.

Tanto spazio su tutti i mass media e social per i recenti orribili casi di cronaca nera, dall’uccisione di Chiara Cecchettin per mano del suo fidanzato Filippo Turetta all’uccisione per mano di Chiara Petrolini dei due suoi figli appena nati. E tanto spazio per le peripezie e gossip della ex coppia Fedez-Ferragni e annesse volgarità ).

Poco spazio per Papa Francesco

Papa Francesco in sedia a rotelle a Singapore
Papa Francesco decreta la fine del cristianesimo? Dice che tutte le religioni portano a Dio. Nella foto il Papa a Singapore – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

Poco spazio invece per il discorso – che senza esagerare si può definire eversivo e rivoluzionario – di Papa Francesco fatto a Singapore a conclusione del suo recente 42esimo viaggio apostolico all’estero, per l’esattezza in Oriente: in  Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Est.

E addirittura nessuno spazio per il significato del discorso, per le sue parole e per le possibili se non probabili conseguenze.

Il tramonto del cristianesimo

Cosa ha detto Papa Francesco di così clamoroso ed eversivo da poter avere segnato il tramonto del cristianesimo?

Ha detto che le religioni devono smettere di litigare tra loro.

Ha detto che si deve smettere di dire “La mia religione è più importante della tua…”, “La mia religione è quella vera, la tua invece non è vera…”.

E ha aggiunto: “Dove porta tutto questo? Dove? Alla distruzione. È così. Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. Sono – faccio un paragone – come diverse lingue, diversi idiomi, per arrivare lì.

“Ma Dio è Dio per tutti. E poiché Dio è Dio per tutti, noi siamo tutti figli di Dio. Tutti eguali. “Ma il mio Dio è più importante del tuo!”. È vero questo? No, non è vero: c’è un solo Dio, e le nostre religioni sono lingue, cammini per arrivare a Dio. Qualcuno sikh, qualcuno musulmano, qualcuno indù, qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini per arrivare tutti a Dio. Siamo tutti eguali”.

Papa Francesco, al secolo Josè Bergoglio, il vescovo di Roma nato e cresciuto nell’altra parte del mondo, in Argentina,  appena eletto Papa ha detto alla marea di fedeli in piazza S. Pietro “sembra che i miei fratelli cardinali il vescovo di Roma siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo”.

E adesso con poche parole, dette a Singapore, ha praticamente cancellato in un sol colpo i duemila anni di cristianesimo e in particolare di cattolicesimo: cattolico, parola scelta dall’imperatore Costantino per indicare  la nuova religione, significa infatti universale, e cattolicesimo significa quindi universalità.

Ma col suo discorso di Singapore Papa  Francesco l’universalità l’ha cancellata sostituendola con la relatività, con il  relativismo di ogni religione, comprese quelle cristiane, rispetto le altre.

Il cristianesimo, che Costantino ha chiamato cattolicesimo, nasce infatti con il vangelo, parola che significa “Buona Notizia”: la buona notizia era l’affermazione di “Verità salvifica” contenuta in tutte le varie versioni dei vangeli, alcune decine, tra le quali la Chiesa ne ha infine scelto quattro, quelle dette “vangeli sinottici”.

Verità salvifica dalla quale erano esclusi i non credenti, i pagani, e tutti i credenti delle altre religioni, comprese le altre due monoteiste, ebraismo e islam. E Verità salvifica in nome della quale sono state fatte anche le famose e feroci crociate e guerre di religione.

A Singapore però il Papa in persona, che secondo il cattolicesimo è il rappresentante di Gesù Cristo in terra, ha sparigliato le carte e tirato via dal tavolo la tovaglia e tutto quello che vi è stato apparecchiato nei secoli.

Il Pontefice cercato “quasi alla fine del mondo” ha proclamare ad alta voce e coram populo che anche le altre religioni, che siano monoteiste o politeiste, pagane, portano a Dio i loro credenti esattamente come il cristianesimo.

Perché allora proclamarsi cristiani e cattolici e seguirne il culto se professarne un altro ha lo stesso valore?

Ecco perché, minate così le basi del cristianesimo, questo può entrare in crisi, a partire dal cattolicesimo che nonostante il significato originale ed etimologico della parola non è più universale, ma relativo.

A ben vedere, sintomi di questo relativismo ci sono stati quando Papa Francesco nel 2019 ha accolto politeisti sudamericani e ha lasciato che officiassero un loro rito nella stessa basilica di San Pietro. Fatto che ha scandalizzato e inorridito non solo i tradizionalisti alla Marcel Lefebvre ( tradizionalisti di Lefevre ), ma anche prelati del calibro di monsignor Carlo Maria Viganò, che con altri 99 prelati ha accusato il Pontefice addirittura di paganesimo venendo infine scomunicato.

Un altro sintomo di frattura, sottovalutato, c’era stato già prima, il 29 luglio del 2013, quando nell’aereo che lo riportava a Roma da un viaggio apostolico all’estero  Papa Francesco in una lunga conversazione coi giornalisti del suo seguito parlando di un parroco gay di Malta ha detto “Chi sono io per giudicare un gay?”.

Purtroppo nessuno dei presenti ha avuto la prontezza di spirito o la cultura sufficiente per rispondere che lui è il successore degli stessi molti Papi che per qualche secolo i gay li mettevano al rogo. Facendoli bruciare in piazza come facevano con le cosiddette streghe.

Repubblica

Corriere della Sera

Sky

Ansa

La Stampa

Agi

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