Svolta in Polonia che a sorpresa, almeno secondo l’unico exit poll diffuso nella serata di domenica, sembra abbandonare la deriva sovranista e anti-Ue che l’ha caratterizzata per otto anni e ritornare ad un rapporto più conciliante con l’Unione europea.
Nelle elezioni legislative di ieri, domenica 15 ottobre, che hanno segnato un’affluenza record, il partito conservatore e nazionalista Diritto e Giustizia (PiS) guidato da Jaroslaw Kaczynski è arrivato primo come previsto, con il 36,8% distanziando l’alleanza elettorale centrista ed europeista ‘Coalizione Civica’ (Ko) dell’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, cui andrebbe 31,6%.
Ma Tusk potrà contare su una maggioranza di 248 deputati al Sejm, la Camera bassa, considerando le alleanze con due partiti minori che si sono già dichiarati disposte a governare con lui. “Questo periodo cupo è finito, il regno populista di Diritto e Giustizia è finito”, ha esultato Tursk in serata davanti ai suoi sostenitori.
“La Polonia ha vinto, la democrazia ha vinto”, ha scandito evidentemente già sicuro del risultato. Anche se il presidente polacco Andrzej Duda dovrebbe affidare l’incarico esplorativo al partito vincitore delle elezioni, il PiS di Kaczynski e del premier uscente Mateusz Morawiecki potrebbe solo cercare di convincere i peraltro ufficialmente riluttanti estremisti di destra di ‘Confederazione’: il partito razzista, omofobo e intenzionato a tagliare gli aiuti militari all’Ucraina avrebbe però raccolto solo il 6,2% dei voti e quindi 12 deputati che porterebbero la coalizione di destra a controllare solo 212 parlamentari su 460.
Tusk invece può già contare sulla neonata alleanza di centro-destra ‘Terza Via, composta dal Partito popolare polacco, di orientamento agrario, e da Polonia 2050, che ha un programma simile a quella di Ko e che avrebbe raccolto il 13% e soprattutto ben 55 deputati. A questi si aggiungerebbero i 30 dell’alleanza social-democratica, filo-Ue e progressista ‘La Sinistra’, che avrebbe ottenuto l’8,6%.
C’é però l’ultima incognita della soglia di sbarramento dell’8% per le alleanze contro cui rischia di andare a sbattere la Sinistra: se andasse sotto, farebbe confluire i propri seggi al PiS in quanto vincitore in base alle norme elettorali polacche.
A trainare la probabile vittoria di Tusk è stata l’affluenza alle urne, quasi sicuramente record da quando la Polonia vota in democrazia. E a votare in massa sono state le donne, che ora sperano ad un ritorno al diritto all’aborto (promesso in campagna elettorale da Tusk), che è stato praticamente abolito dal governo di Mateusz Morawiecki.
In campagna elettorale, Tusk aveva giurato di “riportare la Polonia in Europa” e di invertire quello che aveva descritto come il corso illiberale del Paese, promettendo una Polonia aperta al dialogo con l’Europa unita e il mondo, tollerante, fedele ai diritti degli uomini e donne, sensibile ai problemi climatici e rispettosa dello stato di diritto. “La maggioranza dei polacchi ha votato per il cambiamento. Vogliono una Polonia forte, stabile e orientata al futuro nel cuore dell’Ue. I polacchi hanno scelto lo stato di diritto, tribunali e media liberi, un esercito apolitico e la democrazia. Hanno scelto l’Europa”, ha scritto in serata su X il gruppo del Partito popolare europeo (Ppe).
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