Diavolo d’un Putin. Gli analisti da mesi ci raccontano che il suo potere ultraventennale è in bilico e lui che fa? Si riprende la scena mondiale annunciando, con la sua bella faccia di bronzo, addirittura una “missione” in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti, programmata per il 6 dicembre.
Si comporta come chi sta per riscattare la sua immagine politica. E mentre i celebrati Zelensky e Netanyau scivolano nell’ombra e nel dispetto domestico, lo zar rimonta in sella con due visite-lampo in cui parlerà di tutto: ovviamente dei due conflitti incorso ma anche di mercato di petrolio “cercando di tenere sotto pressione il prezzo del greggio il più possibile proprio mentre il resto del mondo sta parlando di transizione energetica e fonti alternative” (Marta Ottaviani su QN).
Ma a spingere Putin sulla scena internazionale c’è dell’altro. Ad esempio la resilienza dell’economia russa impegnata ad attutire i colpi delle sanzioni occidentali; il rifiuto di gran parte dei paesi del mondo – tra cui appunto i due Stati arabi – di seguire gli Usa e la Ue su questa strada; il mancato trionfo della controffensiva ucraina.
Durante la sua missione Putin vedrà il presidente emiratino ( Mohammed Bin Zayed al Nayhyan ) e poi il principe ereditario della Arabia Saudita (Mohammad Bin Salman).
Già da 1 mese Putin si agita sulla scena mondiale. È il caso di ricordare che il mese scorso era intervenuto in video al vertice G20 e aveva parlato di quanto sta succedendo sul territorio della Striscia di Gaza come di uno “sterminio della popolazione civile in Palestina”.
In questi giorni ha più volte affermato che per la Russia l’unica soluzione che può garantire un futuro di pace è quella dei 2 Stati. In realtà per Putin la priorità del momento è quella di arrivare a una tregua durevole con uno scambio di prigionieri e detenuti.
Mosca si sente di essere in una posizione privilegiata per cercare di guidare un negoziato, dati i buoni rapporti tenuti con entrambe le parti. Anche se, in realtà,Israele non è molto contento di come si sta comportando la Russia: a ottobre una delegazione di Hamas ha fatto visita al Cremlino. Non va poi dimenticato che il movimento islamico palestinese è sostenuto dall’Iran.
Putin è soprattutto preoccupato per quello che sta accadendo a Netanyau. Bibi è sotto processo e contestato. È accusato di corruzione e frode. Netanyau, 74 anni, al sesto mandato di Governo, vede sgretolarsi il suo consenso.
Dopo una pausa di 2 mesi, dovuta alla guerra contro Hamas a Gaza, è ripreso lunedì 4 il processo nei confronti del premier israeliano. La pressione su di lui è forte anche dalle famiglie degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas. Una situazione delicata da cui Putin vuole trarre vantaggio.