Putin incontenibile: altra frecciata all’Italia. Dopo l’unghiata rifilata da Sochi accanto al giovane artista napoletano Ciro Cirullo (in arte Jorit), lo zar si è ripetuto, nelle ultime ore, intervenendo sulle elezioni in Italia del 2022. Ha messo le mani avanti temendo la bassa affluenza alle urne russe. Ha detto, attraverso i servizi russi: “La scarsa affluenza alle urne russe? Anche Giorgia Meloni ha vinto così nel 2022”. In effetti le urne in discesa sono un fenomeno che riguarda anche l’Occidente e Putin dice che “la modesta affluenza alle urne non è certo un motivo valido per invalidare il risultato”. È il caso di ricordare che due anni fa in Italia solo il 64% degli aventi diritto si è recato ai seggi. Ma i russi non sono molto più virtuosi di noi. Le statistiche ufficiali dicono che alle presidenziali russe del 2018 e del 2012, che vedevano entrambe Putin candidato, l’affluenza fu del 67,5% e del 65,2%. Certo, più alta di quella nazionale ma certo non un plebiscito. Putin lo vuole questa volta: se non un plebiscito, almeno un risultato strabiliante. Dal Cremlino, da settimane, filtrano indiscrezioni secondo le quali è prevista una affluenza intorno al 71% e un consenso a Putin oltre all’80%.
Indubbiamente lo zar si sente da sempre legato all’Italia. Non a caso dall’inizio della guerra in Ucraina, l’Italia è stata fra i Paesi più citati. E non a caso lo zar, nelle ultime settimane, ha pilotato attestazioni di stima da parte di due italiani: la studentessa a Mosca e lo street artist a Sochi, popolosa città sulle rive del Mar Nero. Jorit ha voluto scattarsi un selfie con lui.
È un momento difficile per lo zar. Dopo i flop nel Mar Nero ha decapitato la Marina russa, cioè ha silurato l’ammiraglio Nikolai Yevmenov che era stato nominato capo della Marina nel maggio 2019. Il suo licenziamento, ha riferito il sito indipendente Fontanka, è stato deciso a causa della “completa paralisi della leadership della flotta” di fronte ai riusciti attacchi ucraini con droni in Crimea. Lettura confermata dai blogger militari russi. Alla vigilia delle elezioni presidenziali (15-17 marzo), Mosca sta con il Papa, mantenendosi cauta nelle reazioni all’appello di Papa Francesco a Kiev perché abbia “il coraggio della bandiera bianca” e negozi la pace dopo che l’Ucraina l’ha respinto con parole dure all’indirizzo del Pontefice. Il Cremlino ha commentato la posizione di Francesco definendola “ abbastanza comprensibile”; ed è tornato ad addossare la colpa all’Ucraina dei mancati negoziati.
Urne aperte dal 15 al 17 marzo per 112 milioni di russi chiamati a scegliere il nuovo capo del Cremlino. Putin corre per il quinto mandato e deve affrontare 3 avversari dell’opposizione che in Parlamento non hanno mai ostacolato le sue politiche. Il voto, per la prima volta su più giorni, coinvolgerà anche la Crimea e le regioni occupate dell’Ucraina. Esito scontato. Putin ha la vittoria in tasca. Resta solo un’incognita: l’affluenza alle urne sulla quale pesa l’incognita avanzata da Yulia Navalnaya, la vedova del dissidente Alexey Navalny morto nella colonia carceraria artica il 16 febbraio scorso. La vedova ha detto: “Occorre andare al seggio tutti insieme, il 17 marzo alle 12.00 per esprimere un voto di protesta”.