Putin tira dritto. Non vuole negoziare. Anzi sta preparando un’altra Pasqua di sangue. Gli analisti sono concordi: lo Zar non cadrà. Per ora.
E aggiungono: ne’ Mosca ne’ Kiev sono disposti a rinunciare ai territori. Dunque deciderà il campo. È lo scenario più probabile. Dice il veterano degli analisti Mark Kramer ( Università di Harvard): ”Si, lo scenario più probabile è che finisca con una vittoria dell’Ucraina che consenta a Kiev di riconquistare gran parte dei territori occupati anche se forse non la Crimea. Meno probabile è che la Russia resista e forse che conquisti altri territori dell’oblast di Lugansk e di Zaporizhzhia. Quanto alla scala temporale credo che questa guerra durerà ancora molto, spero di sbagliarmi; ma forse potrebbe durare anche tre o quattro anni”. Resiste anche il vecchio sogno di Putin, anzi si va rinforzando. Ecco i punti.
Putin è anche un cultore di storia. È da 23 anni in sella e da anni ha una visione tutta sua: sfidare un Occidente declinante e immorale. Per lui l’Occidente è il “Satanismo totale”. È il suo incubo. Un incubo atroce che sta causando decine di migliaia di morti, che ha diviso nuovamente il Mondo, che ha riempito i cimiteri di Russia e Ucraina e ha generato un esodo di proporzioni bibliche. Lo Zar vuole ricompattare l’Impero.
Vuole recuperare i Paesi che sono entrati nella NATO. Prima Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia (1999); poi nel 2004 l’adesione alla NATO da parte di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia.
Lo Zar rimpiange l’URSS come entità geopolitica generale. Una realtà che contava 300 milioni di abitanti e 15 Stati membri. Poi nel 1989 è iniziato il processo di dissoluzione dell’URSS in 15 Paesi autonomi. Un processo iniziato con la caduta del Muro di Berlino e terminato il 26 dicembre 1991, il giorno successivo alle dimissioni dell’ultimo Segretario Generale del Partito Comunista Michail Gorbacev.
L’erede diretto dell’URSS è la Federazione Russa. Putin teme che questo processo riprenda con l’influenza della NATO. Di qui le frizione note. Quella con l’Ucraina dura dal 1994. Già otto anni fa Kiev aveva tentato di smarcarsi dall’influenza di Mosca. Nacque un miv di protesta pacifico. Lo chiamavano la “Rivoluzione arancione”. Creò molte aspettative ma deluse. Ed è finita con l’invasione del 2022.
È il chiodo fisso di Putin. Ma Pechino parla già come Mosca e sostiene anch’essa “di essere accerchiata”. Ecco perché il neo Ministro degli Esteri Quin Gang (già ambasciatore a Washington) ha minacciato gli USA rivendicando il rafforzamento delle relazioni con la Russia di Putin. E poi ha attaccato gli Stati Uniti su Taiwan e palloni aerostatici.
È nota l’intenzione di Pechino di annettersi il “sacro” suolo di Taiwan. Per ora Pechino non avrebbe fornito alla Russia equipaggiamenti militari ma l’intesa non dovrebbe tardare a formalizzarsi. Su questo l’ambasciatore e’ stato chiaro:” La nostra amicizia non ha limiti”.
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