Putin senza rivali alle prossime elezioni presidenziali (15-17 marzo 2024). L’opposizione, quella vera, è in esilio o sotto torchio se non sotto terra. Tre soli “sfidanti” di facciata. Tre membri di partiti che siedono tutti in Parlamento e non hanno mai ostacolato le politiche del Cremlino. Cioè in liberal-democratico (Leonid Slutskh, 56 anni), un docile avversario interno di 75 anni (Nicolai Kharitonov, deputato comunista). e un 40enne vicepresidente della Duma di Stato che quando si candidò a sindaco di Mosca prese il 5,34% dei voti.
Per lo zar, 71 anni, in sella dal 1999, col quinto mandato già in tasca; il primo risale al 26 marzo 2000; e poi nel 2004, 2012 e 2018. Dopo la riforma costituzionale e l’azzeramento del limite ai mandati, ha potuto ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo. In teoria potrebbe rimanere al potere fino al 2036, diventando così il leader russo più longevo della storia.
Le elezioni di marzo sono una pura formalità. Come ha detto di recente il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, si tratta di una “ costosa burocrazia”. Aggiungendo che si potrebbe anche non votare perché la Russia è ancora un Paese in guerra e perché Putin “ è il più amato in ogni famiglia del Paese”.
IPOCRISIE SOTTO LA TRAGEDIA UCRAINA
Mentre Putin si avvia a un plebiscito, in Occidente si parla di nuove sanzioni alla Russia. E l’Italia conferma a parole la sua disponibilità sanzionatoria. Però continua a fare affari con il regime dello zar. In questi ultimi tempi ne abbiamo sentite di tutti i colori: due anni di retorica sullo zar moribondo, l’esercito russo a pezzi, il crollo imminente del regime.
Risultato: centinaia di migliaia di morti mentre volano le importazioni alimentari da Mosca ( il grano duro fa +1.164%) e, grazie alle triangolazioni, pure quelle di petrolio. Morale: Putin sta benissimo, gli affari personali anche e le reazioni europee non lo spaventano affatto.
Il suo regime è sempre più autoritario. La vicenda Navalny non intacca la sua strategia, cioè non gli interessa più mantenere una finzione elettorale. Il regime Putiniano non ammette nessuna forma di dissenso; non poteva quindi tollerare un oppositore credibile che , oltretutto nel tempo, è diventato un simbolo.
LA STRATEGIA DI PUTIN: GUERRA, REPRESSIONE, PLEBISCITO
È opinione diffusa tra gli analisti che Putin stia per aprire una nuova stagione di terrore.
Andrà avanti per la sua strada che giustifica, tra l’altro, l’invasione della Ucraina, una Nazione che per lui non esiste. Anzi, la guerra ha giocato un ruolo fondamentale per lo zar: è stato uno strumento per rafforzare Putin all’interno e giustificare il terrore.
Insomma più la guerra va avanti e più il regime diventa autoritario. Quanto alle sanzioni è il caso di ricordare che nel breve termine l’economia russa si è riconvertita. Probabilmente nel medio e lungo termine le restrizioni produrranno danni. Per ora l’obiettivo di Putin è quello di imporre una resa a Zelensky per impadronirsi dei territori che hanno accesso al mare. Il resto si vedrà.