Putin vacilla? Lascerà il potere? È vero che ormai ha capito che non potrà vincere questa guerra? Tensioni al Cremlino.
Gli interrogativi si susseguono giusto alla vigilia di quel 24 febbraio di un anno fa quando le truppe dello zar sono entrate in Ucraina. La “pratica” doveva essere sbrigata in una settimana. E invece un anno dopo sono ancora lì. E le voci dell’opposizione a Putin stanno infittendosi.
Ne è convinto tra gli altri Olivier Vedrine, docente universitario e caporedattore del giornale di opposizione “Russian Monitor”. A giorni uscirà in Francia “Il dopo Putin”, libro in cui con altri esperti Vedrine analizza la situazione tragica in cui verrà a trovarsi la Russia dal punto di vista politico ,sociale e militare.
I politologi in esilio sono convinti che la sproporzione con l’Occidente sia immensa. Dice Vedrine intervistato a Parigi da Giovanni Serafini: ”La Russia ha un prodotto interno lordo equivalente a quello della Spagna, una popolazione di gran lunga inferiore a quella di Europa e Stati Uniti. Un esercito poco motivato, un armamentario che dal punto di vista tecnologico e numerico non può competere con l’Occidente. È evidente che non potrà reggere a lungo ed è questo il motivo per cui sta cercando di muoversi in fretta prima che arrivino in Ucraina gli aiuti militari occidentali. Gli è andata male: aveva puntato sulla passività della Nato e dell’Europa, che invece si sono unite e hanno resuscitato l’alleanza transatlantica”.
Putin trema per le notizie che giungono a Mosca. Cioè che il massiccio invio di armi a Kiev ha un valore politico prima ancora che militare. È la prova sicura che il Mondo Occidentale non accetta la distruzione della Ucraina. Ma va anche detto che gli Stati Uniti non vogliono la disfatta della Russia temendo che porti alla balcanizzazione della Europa.
Uno scenario terribile che ricorda quello della ex Jugoslavia o della Libia. I politologi, in testa Vedrine, (53 anni e una vita in Russia) sostengono che tutto dipende dall’esercito di Putin che potrebbe ribellarsi come avvenne nel 1917, se continuerà a subire perdite con decine di migliaia di morti e feriti.
Putin ha superato la linea Rossa quando ha invaso l’Ucraina e prima ancora la Crimea. Negozierà? I politologi ne sono convinti: ”Lo Zar proverà a negoziare solo quando avrà le spalle al muro. Ma forse lascerà il potere prima. Ma se accetta un negoziato, Putin potrebbe rischiare di perdere non solo il Donbass ma anche la Crimea. Il diritto internazionale impone il ripristino della integrità territoriale Ucraina”.
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