Guerra, convivere con la guerra dopo aver appreso ed essersi adattati alla convivenza con il Covid. Covid 19 è diventato Covid 23, una malattia che ammala molto e uccide poco (rischiano la malattia grave i non vaccinati, gli anziani fragili e i soggetti fragili di salute indipendentemente dall’età). Guerra 2023 per nulla promette analogo calo di intensità. Guerra 2023 è al momento e promette di esserlo a lungo guerra che proprio non si sa e non si vede come possa finire. Non è una previsione o una stima o (oggi vanno di gran moda) una profezia. E’ un fatto corredato da fatti. Fatto reale che, come tutti i fatti reali, viene massaggiato dalla pubblica opinione attraverso massicce e prolungate dosi di negazione, negazione del reale.
Mosca aumenta l’esercito
Mosca (e neanche di nascosto, il che sarebbe tecnicamente quasi impossibile) ha deciso e decretato che i suoi uomini e donne in armi, i suoi soldati di terra, di mare e di cielo devono aumentare di numero. Fino ad arrivare ad una forza armata pari ad almeno un milione e mezzo di soldati appunto. La misura non è propagandistica (per un italiano potrebbe somigliare quanto a consistenza al milione di posti di lavoro in più che ad ogni elezione si aggiungono al calcolo del giorno del mai dell’anno del poi). No, stavolta questa di Mosca non è solo e soprattutto propaganda. Un milione e mezzo di uomini e donne in armi, un esercito di un milioni e mezzo di soldati è misura calibrata. Calibrata a misura di anni di guerra. Anni, al plurale.
Mosca mette in bilancio
Mosca dunque mette in bilancio anni di guerra. Guerra in Ucraina, guerra agli ucraini. Ma un milione e mezzo di soldati vuol dire, testimonia, attesta aver messo in bilancio anni di guerra all’Occidente. L’esercito decretato da Mosca e che Mosca sta allestendo dice che Mosca non mette in bilancio dopo un anno di guerra nessuna pace o trattativa nell’anno che arriva ed è in corso. Mosca mette in bilancio un 2023 di guerra. E non solo un 2023. Ci saranno le offensive, reciproche e avverse, di primavera. Ma Mosca non prevede di essere sconfitta, tanto meno di piegare ucraini e Nato entro il 2023.
Quale linea di confine?
Putin vuole smettere la guerra solo quando l’Ucraina e l’Occidente gli diranno: la Crimea, il Donbass e tutto quello che le tue truppe hanno preso (al momento una superficie di terra ucraina pari più o meno al Portogallo), tutto tuo, tutta Russia. Quindi Putin la guerra non la vuol smettere, per farlo pone condizioni più che inaccettabili, vuola una resa più che una pace. Gli ucraini vogliono smettere la guerra quando avranno riavuto/riconquistato non solo i territori invasi dai russi dopo il 24 febbraio 2022 ma anche tutto il Donbass e la Crimea. Nessun governo o regime a Mosca può accettare. Una tregua armata (sulla falsariga del 38° parallelo che divide le due Coree, formalmente ancora in guerra, mai un trattato di pace) potrebbe essere stabilita dal reciproco sfinimento bellico solo sulla linea antecedente l’invasione del febbraio 2022 (i russi in Crimea e in parte del Donbass e solo lì). Quindi russi che concedono un ritiro di truppe alle linee di partenza dell’invasione e ucraini che c concedono di fatto i territori che non controllano più dal 2014. Una soluzione, si fa per dire, coreana che Putin non vuole e Zelensky nemmeno. Per evitarla entrambi mettono a bilancio non altri mesi ma altri anni di guerra. Non è buono a sapersi ma che almeno si sappia.