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“Sindrome dell’Avana”, inchieste giornalistiche riaprono il caso dell’attacco sonoro agli Usa del 2016: nel mirino gli 007 russi

Si scrive “sindrome dell’Avana”, si legge più esplicitamente “attacco sonoro agli Usa”. Un attacco, si direbbe, da film di fantascienza attribuito alla Russia. È quanto perlomeno rileva una inchiesta giornalistica firmata dai cronisti di “ The Insider” ( Gruppo investigativo con sede in Lettonia) e il settimanale tedesco ( Der Spiegel) . Ovviamente il Cremlino smentisce tutto.

Riaperto il fronte dei sospetti

Siamo in uno scenario Spy. Il Pentagono aveva già affrontato nel 2023 il caso sul presunto attacco sonoro e aveva chiuso l’indagine definendo  “molto improbabile” la regia di una potenza straniera. Ora questa inchiesta, trasmessa in Usa da “Cbs 60 minuti” con i contributi dell’ultimo lavoro investigativo, riapre il fronte dei sospetti. E fa discutere. Esistono o no le microonde utilizzate dagli 007 di Putin?

Gli strani dubbi nelle ambasciate Usa

Tutto è cominciato all’Avana nel 2016: molte impiegati del personale delle ambasciate Usa di Cuba (e in seguito nelle sedi europee e cinesi) riferivano di accusare strane vertigini, nausea, cefalee e malesseri. E davano la colpa ad una non meglio identificata raffica di ultrasuoni all’indirizzo di diplomatici americani che produceva danni cerebrali e gravi lesioni permanenti. Questi disturbi, a suo tempo archiviati, sono stati rilanciati da Insider e Der Spiegel che sostiene che membri russi di una unità del Gru – nota come 29155 – erano presenti in diversi posti in cui si sono verificate “sindrome dell’Avana”. In 10 anni, sostengono gli investigatori, sono stati colpiti circa 1.500 diplomatici e spie statunitensi. Di più: la nota squadra di sabotaggio dell’Intelligence militare russa per il lavoro svolto “nella pianificazione e nella organizzazione delle operazioni clandestine all’estero, avrebbe ricevuto premi e promozioni per il lavoro legato allo sviluppo di “ Armi acustiche non letali”. Sarà. Fuori le prove. Sennò è solo disinformazione. Una patacca.

La comunità scientifica non prende posizione 

Dice Sergio Barbieri, direttore del dipartimento di Neurologia del Politecnico di Milano: “Non sta a noi medici accertare la veridicità o meno delle inchieste, ma gli ultimi report hanno documentato un aspetto da non trascurare. Molte persone della stessa zona in cui vivono i diplomatici americani, non hanno avuto alcun tipo di problema o sintomo strano. E anche le risonanze sono risultate negative”.
La comunità scientifica non esclude che questa sindrome dell’Avana possa essere una bufala. I medici avanzano semmai una ipotesi: i diplomatici americani sono consapevoli di poter essere un bersaglio e questo fa alzare i loro livelli di stress. E quindi inconsciamente nascono i malesseri tra cui disturbi del sonno e problemi di memoria”. Concludendo: lo scontro con Mosca non ha mai fine.

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