Una vignetta in prima pagina del Corriere della Sera dove il thank you del grazie in lingua inglese perde la H e diventa tank, carro, carro armato. L’Occidente, le democrazie liberali, i loro governi hanno deciso, hanno dovuto decidere di cominciare a fornire alle truppe ucraine i carri armati moderni in grado di opporsi ai tank russi. Hanno dovuto deciderlo, l’alternativa era assistere alla offensiva russa di inverno-primavera forte di altre centinaia di migliaia di uomini e migliaia di carri armati rovesciati sul fronte ucraino. Dunque l’alternativa, reale e pressante, era far portare la resistenza ucraina vicina al tracollo e Putin vicino alla vittoria. L’alternativa era disporsi in maniera tale da accettare di perderla la guerra, disporsi e disposti alla sconfitta di Kiev non solo ma anche e soprattutto dell’Occidente, delle democrazie liberali, quelle piene di difetti ma la cui alternativa è solo e soltanto nei regimi autoritari e/o dittatoriali e/o teocratici. Tutti comunque pronti ad usare le armi e ad usarle per primi.
Dunque i Leopard e gli Abrams e i Leclerc e ciò che logisticamente Usa e Germania, Francia e Gran Bretagna, Svezia e Finlandia a Norvegia e Polonia e Paesi baltici e Slovacchia e Repubblica Ceca e Romania e Bulgaria e Spagna e Portogallo e Italia e Grecia e Australia e Nuova Zelanda e Corea del Sud e Giappone e altri fino a circa 50 Stati che lo fanno, potranno fornire all’Ucraina. A fronte di circa duemila che la Russia può mettere in linea (cioè in linea di combattimento qui e oggi) agli ucraini ne occorrono almeno trecento di carri di nuova generazione. Si stima che finora i russi abbiano perso il triplo dei mezzi corazzati ucraini che hanno distrutto. Ma partivano da un rapporto di almeno quattro ad uno. Trecento o più carri dall’Occidente al fronte ucraino: enorme problema logistico, realtà di cui il talk show perenne si annoia al solo sentire.
Un carro armato non è che lo invii lì via Amazon e poi, arrivato, fa boom! Un carro armato è manutenzione, pezzi di ricambio, munizioni, meccanici…un’intera linea logistica. Anzi, nel caso ucraino, intere linee logistiche (al plurale) a sovrapporsi e intrecciarsi (Leopard, Abrams, Leclerc e altri tank hanno ciascuno munizionamento, carburanti, perfino elettronica diversi). Enorme problema logistico con rischio di Babele. Se riusciranno ad evitare la Babele e a mettere in linea i tank che arrivano dall’Occidente, che ci si farà nella prossima battaglia della guerra d”Ucraina? Proveranno a decimare le colonne corazzate russe delle prossime offensive russe. Decimarle fino a rendere il prezzo dell’attacco insostenibile per Putin.
Se in Ucraina non arrivano i tank occidentali l’Ucraina perde la guerra e la guerra la perde anche l’Occidente. Ma coi tank l’Ucraina e l’Occidente la vincono la guerra? Putin e il regime di Mosca non sembrano avere remore a gettare e consumare nella fornace uomini e mezzi. Non sembra esserci per Mosca un punto di rottura, un prezzo insostenibile. L’avanti letteralmente ad ogni costo è nella dottrina militare russa non da oggi e soprattutto è nella costruzione ideologica-culturale della Russia assediata, attaccata da chi ne vuole sparizione e umiliazione. Quindi guerra nazional patriottica. Delle ferite belliche che i tank occidentali potranno infliggere alla sua Armata, per quanto possano essere profonde e devastanti, la Russia le curerà, per così dire, inviando altro e altri, altri e altro al fronte. E a quel punto per l’Occidente sarà uno storico, davvero storico bivio di logistica della politica. Niente meno che guerra da perdere o da vincere e, l’uno o l’atro che si scelga, appunto con quali mezzi.
Un anno di guerra, anniversario al 24 febbraio. Assuefatti noi quaggiù. Sì, magari alquanto infastiditi dalle bollette rincarate. Ma assuefatti, in fondo qui non arriva. Il dibattito tra aiutiamo l’Ucraina aggredita e invasa oppure mandare armi è peccato mortale senza se e senza ma è un dibattito che qui ha una certezza comune a tutte le parti: si fa al coperto, al sicuro, è dibattito tra l’accademico e il propagandistico. E’ fumo e non arrosto. Ci si sente al sicuro e sicuri che la guerra d’Ucraina sia cattiva, cattiva sì ma nana, piccola e contenuta per teatro di guerra. Si scannano ma da lì non escono.
Ogni bravo cittadino italiano sottoscriverebbe: si scannano ma da lì non escono. Si fa finta che la guerra d’Ucraina non cresca, nonostante il suo primo compleanno. E invece l’Occidente in questo 2023 dovrà decidere e scegliere se la guerra la vuole perdere, e come e con quali costi perderla. Oppure se la vuole vincere e come e con quali mezzi e costi vincerla. Putin, Mosca e la Russia hanno già scelto, deciso e comunicato che sono disposti a combattere una guerra grande milioni di soldati al fronte e tutto il loro arsenale in campo (atomico escluso, per ora). All’Occidente, se vuole combatterla alla pari la guerra, in questo 2023 non basterà inviare qualche centinaio di potenti tank.
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