Mettiamola così: il vertice in Svizzera si è chiuso con una presa di posizione senza effetti. Come da previsioni. Ne è uscito un mezzo flop. Perché è vero che 80 Paesi hanno riaffermato l’integrità territoriale della Ucraina, ma è altrettanto vero che 12 Paesi non hanno firmato l’atto finale. Poche storie: il “Sud del mondo” sta con Putin. E l’Italia? “L’Italia non abbandona Kiev”. Giorgia Meloni lo ha ripetuto a Zelensky. Ma il pensiero della premier italiana è soprattutto rivolto alla sfida della nuova Europa. Giorgia Meloni, mettendo sul tavolo le carte del suo governo (elezioni ok e stabilità) vuole un “commissario pesante“. O addirittura due.
Era francamente difficile ipotizzare che il vertice internazionale di Lucerna potesse imprimere una reale svolta alla guerra in Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022 con l’invasione russa e che ancora va avanti da quasi 850 giorni. E cio’ nonostante la partecipazione di oltre un centinaio di persone tra leader politici e capi-delegazioni di organismi internazionali. D’altra parte l’assenza della Russia e della Cina aveva ridimensionato le aspettative sin dalla vigilia. In ogni caso il presidente ucraino ha incassato un sostegno robusto e prese di posizioni favorevoli dalla gran parte degli Stati partecipanti.
Il documento finale riafferma l’impegno di tutti “all’astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato; i principi di sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti gli Stati, compresa l’Ucraina”. Inoltre il documento ha definito inaccettabile “ qualsiasi minaccia o uso di armi nucleari” sollecitando nel contempo un completo scambio di prigionieri di guerra e il ritorno dei bambini deportati dalla Russia.
Il vertice di pace per l’Ucraina si è concluso con un documento finale che ha registrato lo strappo di 12 Paesi su 92. 80 hanno votato sì, 12 no. Il no è arrivato da alcuni dei paesi Brics o il cosiddetto Sud del Mondo. Cioè: Armenia, Colombia, India, Indonesia, Libia, Messico, Arabia Saudita, Sud Africa, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti. E poi il Brasile e il Vaticano (Osservatori). Tra i firmatari compaiono la Commissione Europea, il Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa ma non altre organizzazioni internazionali. Entro novembre ci sarà un altro vertice e i leader stanno già lavorando per avvicinare la Cina. Hanno brillato per la loro assenza Joe Biden, il primo ministro canadese Trudeau, il presidente francese Macron, il cancelliere tedesco Scholz e il primo ministro giapponese Fumio Kishida. In Svizzera è intervenuta Giorgia Meloni.