Ore febbrili in Europa: trattative con turbolenze per le nomine Ue. C’è il via libera al bis di Ursula Von der Leyen ma c’è anche il gelo di Giorgia Meloni che ha bocciato il socialista Antonio Costa e la liberale Kaja Kallas. E domenica la Francia va al voto – primo turno delle elezioni legislative – in un clima infuocato. Il sondaggio del quotidiano Le Monde certifica il ribaltone: la Francia sta con Marine Le Pen (avanti addirittura col 36% insieme all’alleato Eric Ciotti dei Repubblicans) mentre il Fronte Popolare (la coalizione di sinistra) si fermerebbe al 29%. Indietro i macroniani, terzo incomodo, con un 19,5%, che comunque restano decisivi. Dunque maggioranza incerta.
Sicura invece la popolarità dell’astro nascente Jordan Bardella, 28 anni, presidente del Rassemblement National dal novembre 2022. È il delfino di Marine Le Pen, unico figlio di una modesta famiglia di immigrati di chiare origini italiane. Bardella è cresciuto alla periferia di Parigi ed è candidato per assumere il ruolo di Primo Ministro.
Nomine blindate. Resta difficile la trattativa per coinvolgere l’Italia. Bruxelles è a un bivio: far pesare il mancato coinvolgimento della Meloni nelle scelte dei ruoli apicali o accettare di sostenere il nuovo corso della Ue e chiedere in cambio uno spazio. È il dilemma che in queste ore deve risolvere la premier Meloni che si è poi astenuta sul bis per Ursula.
Il voto del Parlamento sulle nuove nomine Ue è previsto a metà luglio. È il caso di ricordare che la Meloni rivendica un “Commissario di peso”, persino una vicepresidenza. Ma su questo molti leader europei avevano posto il veto, cioè il “no” all’ingresso della destra nella nuova “maggioranza Ursula”.
Il sostegno dell’Europarlamento al pacchetto di nomi annunciato, almeno sulla carta, sembra sufficiente. Ma molte sono le incognite quando si vota a scrutinio segreto, con i franchi tiratori ben piazzati. E proprio questa incertezza lascia intravedere uno spiraglio. Cioè un ammorbidimento dei toni dei leader chiamati a valutare un sostegno dei deputati di Ecr: la destra conservatrice che proprio Giorgia Meloni guida a livello europeo e che piace solo ai balcanici. Il cancelliere tedesco non ne vuole sapere, mentre gli altri leader sono più accomodanti. Tranciante il premier polacco Tusk: “La decisione spetta alla premier Meloni e agli altri leader. E non c’è decisione senza Meloni”. Sulla stessa linea il primo ministro greco, il che lascia intendere che la mediazione per ricucire possa avere delle potenzialità.
Il presidente francese ha cercato di smorzare i toni: “Rispetto per Meloni, l’Italia è il Paese amico della Francia. Sono sicuro che si troverà un modo per andare avanti. È giunto il momento di un ampio consenso, ma rispetto completamente la posizione della nostra collega Giorgia Meloni che rappresenta un Paese importante”.
Ora Macron e assorbito soprattutto dal voto in Francia. Per domenica è prevista una partecipazione molto alto. Già 410mila francesi all’estero hanno votato online. Un numero doppio rispetto alle elezioni del 2022. Un altro dato da interpretare.