Arriva l’accordo tra i negoziatori europei sulla direttiva contro la violenza sulle donne. Ma lo stupro non diventa un reato europeo. Il testo parla di ‘mancanza di consenso’ ma non va oltre, scatenando la delusione e la polemica. Con una delle relatrici che parla di “Stati che stanno dalla parte sbagliata della storia”. Il passo avanti, sollecitato da più parti, è stato bloccato da uno sbarramento trasversale, capitanato da Francia, Germania, Austria e Paesi Bassi che si sono trincerate dietro ragioni tecniche giuridiche sulle modalità di adozione della proposta, non trattandosi di un ‘eurocrimine’.
E sulla stessa linea si sono schierati altri Paesi tradizionalmente conservatori come Polonia, Ungheria, Malta, Cechia, Estonia, Bulgaria e Slovacchia. L’Italia era invece a favore. Come aveva chiesto il ministro della Giustizia Carlo Nordio al Consiglio Ue del giugno 2023 che ha dato il via libera ai negoziati a 27 sulla direttiva.
Anche gli europarlamentari al termine del negoziato hanno espresso tutta la propria frustrazione ma comunque hanno ottenuto che sia previsto che ogni cinque anni la Commissione riferirà sull’opportunità di rivedere le norme. E dall’Eurocamera hanno già dichiarato di puntare sulla revisione del testo.
Per la prima volta, comunque, ci saranno norme a livello europeo sulla criminalizzazione di alcune forme di violenza di genere e misure per un migliore accesso alla giustizia, alla protezione e alla prevenzione. Si interviene contro la mutilazione genitale femminile, conto tutta una serie di violenze informatiche, come la condivisione non consensuale di materiale intimo, stalking, molestie, incitamento alla violenza o all’odio basati sul sesso o sul genere della vittima. Si cerca di affrontare il problema delle poche denunce di violenza contro le donne e violenza domestica introducendo procedure mirate e si chiedono agli Stati servizi dedicati.