Ponte sullo Stretto di Messiva, avevo ancora i calzoni corti, e io di anni ne ho quasi 90, quando se ne parlava. S’ha da fare? No, non s’ha fare. Italia divisa non solo a livello politico, non sarebbe una novità. Noi che viviamo in questo Paese siamo abituati fin dal Medio Evo a tali esercitazioni. Situazione di stallo, dunque. Dopo oltre settanta anni, siamo alle solite: c’è gente che lo vuole a tutti i costi, mentre altri non sono dello stesso avviso e parlano di sperpero del danaro pubblico.
Nella polemica è intervenuta pure Elly Schlein recatasi nell’isola per una delle tante manifestazioni elettorali, in vista del voto europeo. Raggiunta Messina da Villa San Giovanni ha fatto una dichiarazione che lascia quanto meno perplessi. Dice: “Per arrivare fin qui dalla Calabria, ho impiegato con il traghetto venti minuti. Allora perché gettare tanti soldi per un’opera inutile? Si potrebbero spendere per problemi assai più urgenti. Le due regioni del Mezzogiorno ne hanno estremo bisogno”.
Ora, è vero che siamo alla vigilia di una competizione europea molto importante visto il peso specifico che ha anche per la nostra politica, però non si può andare oltre un certo limite. Portare acqua al nostro mulino è comprensibile fino ad un certo punto. E’mai stata la Schlein in Sicilia durante i mesi estivi quando migliaia di turisti si muovono dal Nord per venire al Sud?
E lo ha fatto da semplice cittadina senza il privilegio (sacrosanto) di essere una importante parlamentare? Se avesse vissuto questa esperienza le sue parole sul traghettamento dalla Calabria alla Sicilia e viceversa sarebbero state ben diverse. Lo provi a chiedere ad un automobilista che magari con moglie e figli sta andando in ferie? Ugualmente lo domandi al passeggero di un treno che sperava di essere a destinazione in ora ben diversa?
I suoi venti minuti, illustre segretaria, sarebbero un ricordo ben lontano pure se dovesse prendere l’aliscafo nelle ore di punta della stagione invernale.
Ora, si può essere pro o contro una qualsiasi iniziativa, grazie a Dio viviamo in un paese dove vige la democrazia. Ma se tutti si fossero opposti ad un’opera di grandi dimensioni non avremmo ad esempio il ponte di San Francisco o quello che a Istanbul ti porta dall’Europa fino all’Asia, O magari nemmeno un treno ad alta velocità che attraversando il tunnel della Manica ti fa arrivare da Parigi a Londra in 138 minuti. Traguardo impossibile fino ad una manciata di anni fa.
Ancora adesso si discetta sulla costruzione del ponte: la destra è favorevole, l’opposizione contraria. E’ il gioco politico, non ci si deve meravigliare se questo braccio di ferro continua all’infinito. Però, se per una volta invece di pensare al proprio orto (e quindi a difendere le proprie scelte) maggioranza ed opposizione si sedessero attorno a un tavolo in tutta tranquillità a disquisire sui pro e i contro, forse alla fine un accordo lo si potrebbe trovare, la cosiddetta quadra.
Al contrario ai nostri uomini che abitano nei Palazzi che contano piace molto litigare e mettere in imbarazzo l’avversario. Mors tua vita mea. Gli ultimi giorni di questa campagna elettorale lo dimostrano senza ombra di dubbio. Inutile fare esempi, sono sotto gli occhi di tutti. Così, mentre i duellanti litigano chi ne fa le spese sono coloro che assistono a questi sconcertanti episodi. Ne consegue che le urne sono sempre più vuote, l’assenteismo dilaga. Fino a quando?