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Premierato, migranti i mal di pancia (non soli) che tormentano Meloni: non Presidente ma Premier eletto dal popolo

 Premierato, si torna con insistenza a parlarne e ad Elly Schlein viene subito il mal di pancia, lo stesso malanno di cui soffrirebbe Giuseppe Conte.

Carlo Calenda, deluso dal Terzo Polo, vuole far nascere un nuovo partito, mentre Elena Boschi si dice favorevole all’iniziativa. Non poteva essere altrimenti, visto che Matteo Renzi non solo è dello stesso avviso, ma c’è chi sostiene che strizza sempre di più l’occhio a Giorgia pronto a fare da stampella all’esecutivo.

Tommaso Foti, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, è ancora più pragmatico: “Con il Pd dovremo aprire una discussione vera sul tema, indispensabile per il futuro del nostro Paese”.

Il presidente del Consiglio riuscirà a vincere su un tema che è uno dei suoi cavalli di battaglia? Fare previsioni è difficile perché l’intera sinistra è contraria e sarà quindi duro tagliare il traguardo. Tramontata definitivamente l’idea del presidenzialismo, si dibatte con un certo accanimento sul premierato.

Perché Giorgia Meloni ha dovuto gettare la spugna su quello che era stato il suo primo intendimento? Si è resa conto che con l’elezione diretta del capo dello Stato (come avviene negli Stati Uniti e nella più vicina Francia) si poteva dividere ancora di più l’Italia.

Si ipotizzava alla fine che se fosse stato eletto un uomo diverso da Sergio Mattarella, l’uomo del Colle avrebbe dovuto andarsene e lasciare il posto a chi gli italiani avevano dato la preferenza. Il dado era stato tratto dalla destra e le polemiche furibonde avevano convinto la premier che sarebbe stato meglio abbandonare la sua idea.

Non è che con questo la nostra premier abbia fatto marcia indietro, ha solo spostato il tiro dando sempre agli elettori la prerogativa di scegliere chi deve governare. Infatti, come è noto, se la legge dovesse essere approvata dal Parlamento, si concluderebbe l’era di trovare strane alleanze che poi potrebbero costringere il capo dello Stato a conferire il mandato ad un uomo o ad una donna su cui gli italiani avrebbero dato il loro minimo contributo.

Con il premierato invece sarebbe il popolo ad indicare chi dovrebbe guidare il Paese. Evitando così gli intrighi di Palazzo che troppe volte hanno avuto la meglio sulle indicazioni del popolo.

Avverrebbe insomma quel che oggi accade quando si va a votare per le amministrative. Fino a qualche anno fa gli elettori davano le loro preferenze a quelli che sarebbero diventati assessori, ma era poi la Giunta comunale a decidere a maggioranza chi avrebbe dovuto diventare sindaco. In parole più semplici, si è voluto dare agli italiani il diritto di nominare la persona che più ritenevano giusta a guidare il comune.

Così dovrebbe essere se il premierato dovesse spuntarla; se, in definitiva, il presidente del Consiglio avrà una maggioranza schiacciante in Parlamento.

Perché se dovesse andare diversamente (con un numero risicato di parlamentari favorevoli alla legge)  le opposizioni avrebbero più vita facile per evitare il premierato e far rimanere quindi lo “statu quo”.

Tutto questo avviene mentre il Paese vede crescere a dismisura il numero dei migranti senza che l’Europa muova un dito per venire incontro alle sacrosante proteste del nostro esecutivo.

Il sindaco di Lampedusa Filippo Mannino esclama: “Chiedo alla Meloni di farci una visita e si renderà conto del disagio che sta vivendo la mia gente. Non solo, ma anche lo strazio di quei poveretti fuggiti dal loro Paese perché lì morivano letteralmente di fame”. Le cifre sono impressionanti. In un anno, il numero dei migranti giunto in Italia è cresciuto del trentotto per cento. Fino a quando l’Europa continuerà a prenderci in giro?

 

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