Entusiasmo e mal di pancia: ecco a voi il premierato. Ancora prima di essere discusso in Parlamento le polemiche si susseguono e non finiscono mai.
Perché? Dalla sinistra arrivano strali a raffica: si vuole attaccare il Colle, rendere quasi inutile la figura del presidente della Repubblica. Quando hai un premier eletto direttamente dal popolo è evidente che sulla carta avrà più poteri del capo dello stato che arriva al Quirinale solo perché lo ha voluto il Parlamento in seduta comune.
A destra, l’opinione è completamente diversa. Dalla maggioranza è stato ripetuto più volte che tutti questi pericoli sono falsi. E’ la stessa Giorgia Meloni a intervenire a proposito: “E’ la stabilità dei governi che vogliamo, non il rafforzamento dei poteri”
Niente da fare: nemmeno le parole del premier placano gli animi. Come al solito: Guelfi e Ghibellini, il futuro del Paese passa in second’ordine.
A riaccendere la disputa è stato un intervento di Gianni Letta che ha dato un colpo al cerchio ed un altro alla botte. Per quale ragione le sue parole hanno destato tanto scalpore?
Non si può dimenticare che lui è stato per anni il consigliori di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, prima di decidere, lo consultava e dieci volte su dieci seguiva il suo parere. Magari se ne discuteva a lungo, ma alla fine c’era pieno accordo su quel che si riteneva giusto fare.
Dobbiamo anche ricordare che essendo stato così a lungo a fianco di Berlusconi, politicamente Letta doveva essergli vicinissimo. Un esponente di Forza Italia? Anche se non iscritto al partito, era in pratica un alto personaggio di quella fazione.
Ecco dove nasce la preoccupazione di Giorgia, ma anche di una parte consistente dei suoi alleati. Se questo è il pensiero di Letta, come si potrà arrivare ad approvare il premierato se mancheranno i voti dei seguaci di Berlusconi?
Antonio Tajani, che oltre ad essere il vice premier e il ministro degli esteri, è anche per il momento il numero uno di Forza Italia, getta acqua sul fuoco dei dubbi e dei distinguo. “Noi siamo con la Meloni senza se e senza ma ed anche su questa legge concordiamo con lei pienamente”.
L’opposizione incalza: nonostante le rassicurazioni di Tajani, si va avanti a testuggine. Eddy Schlein, coadiuvata per una volta non solo da quella parte dei dem che non sono in sintonia con lei, ma anche da Giuseppe Conte, non si dà per vinta e continua a sostenere che con il premierato dovremo dire addio alla libertà di oggi e a tutte le conquiste che si sono raggiunte con la democrazia.
Non si fidano dei buoni propositi della Meloni che intende dare solo stabilità all’esecutivo: in cinque anni (ritengono) potrà risolvere molti dei problemi che assillano il Paese. Si dicono convinti, invece, che si andrà verso una deriva autoritaria che ricorderà il passato e quindi il deprecato ventennio.
“Fandonie, chiacchiere, concetti assurdi”, rispondono all’unisono i rappresentanti della maggioranza. Si replica a sinistra: come mai in nessuna nazione europea si parla di premierato? In parole semplici, non sarà una passeggiata per Giorgia e i suoi alleati,
Non si dovranno fare errori di nessun tipo perché altrimenti tutto andrà a carte quarantotto. Concludono gli esponenti della minoranza: “Li vorremo vedere quando si arriverà al referendum voluto dalla Costituzione che coinvolgerà il popolo. I voti delle politiche se li possono scordare. Senza dimenticare i precedenti con protagonista Matteo Renzi colpito e affondato dal voto degli italiani.
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