Musk, Togliatti e Nenni sulla Magistratura diventata una casta. Dopo la decisione del Tribunale di Roma sulla questione dei migranti inviati in Albania, Elon Musk ha dichiarato: “La Magistratura italiana è un’autocrazia che può interpretare le leggi approvate da un organo eletto dal popolo. Questi giudici devono andarsene.” La nostra Magistratura non è eletta dal popolo e si autogoverna: è ovvio che si tratti di un’autocrazia. Il fatto che i giudici non debbano remare contro il legislatore rientra nella tradizione democratica del popolo americano.
Il rischio di degenerazione della Magistratura era ben presente ai padri costituenti della “sinistra” storica. Riporto di seguito le affermazioni di Nenni, Togliatti e Nitti.
“Sulla costituzionalità delle leggi non può deliberare che il Parlamento, non potendosi accettare altro controllo che quello del popolo. La progettata Corte Costituzionale potrà essere formata dagli uomini più illustri, i più ferrati in materia di diritto costituzionale, ma per non essere essi eletti dal popolo, non hanno diritto di giudicare gli atti del Parlamento”.
“Quando diciamo che v’è il pericolo che la Magistratura diventi una casta accenniamo alla possibilità che essa diventi un potere che non ammette forme di controllo se non attraverso la propria gerarchia. Ora, una Magistratura di questo genere ci deve preoccupare e ci preoccupa. C’è un articolo di questo progetto di Costituzione che è di un’audacia quasi unica, quello che dà vita ad uno strano istituto; l’istituto della Corte Costituzionale. Ad esso attribuisce un potere assolutistico quando dice che la Corte costituzionale giudica sulla costituzionalità di tutte le leggi”.
“Ora a me sembra che noi abbiamo già cominciato a preparare in Italia il Governo dei giudici, proclamando l’indipendenza e l’autonomia della Magistratura”.
La storia ha dato ragione a questi padri fondatori che erano contrari a creare un corpo separato dallo Stato, dal popolo e dalla politica, in grado di giudicare la costituzionalità delle leggi.
Togliatti, da fine politico diventato ministro della Giustizia, sapeva bene che ogni istituzione in grado di autogovernarsi senza dover rendere conto del proprio operato, può facilmente cadere nelle mani di gruppi ristretti. Non mi sono mai interessato di massonerie, ma provavo disagio quando una causa doveva essere decisa da una Corte d’Appello in mano a qualche “loggia”. Provavo lo stesso disagio quando scendevo ai piani inferiori e vedevo un giornale di partito come l’Unità sulle scrivanie di tutti (dico proprio “tutti”) i Pm. Nei gruppi chiusi si determina l’attitudine a organizzarsi per contare di più. Proprio questa situazione convinceva molti magistrati a entrare in qualche corrente per fare carriera. I danneggiati sono sempre stati i giudici non iscritti a sindacati interni.
La risposta da dare a Musk doveva essere di diversa natura; si poteva evidenziare che non è neppure molto “democratico” il sistema americano, laddove il pluricondannato Trump può diventare presidente perché i giudici della Corte Suprema li ha nominati lui. Si potrà discutere sul fatto che in materia giudiziaria sia meglio un’aristocrazia di “sapienti” piuttosto che una democrazia di “imbecilli”. Peraltro, il fatto che la Giustizia americana abbia maggiore sudditanza verso la politica, non sembra abbia consentito ai governi di risolvere i problemi dell’immigrazione e della povertà. Costituisce onta incancellabile della Giustizia americana l’avere avallato per decenni la discriminazione razziale negli stati del sud.
E’ tuttavia un fatto che l’indipendenza della Magistratura rappresenta un mito: non è mai esistita e non esiste neppure oggi. Avete mai sentito un esponente del PD che prenda posizione critica per uno solo degli errori giudiziari che si verificano nel nostro paese? Per giudicare l’efficacia dei due modelli giudiziari, occorre esaminare i fatti concreti.
Cos’è accaduto in Italia rispetto agli altri paesi europei nei quali vige il principio della nomina dei giudici da parte della politica? Grazie alla “giurisprudenza” sul lavoro i magistrati italiani hanno garantito per mezzo secolo tutele particolari alla classe operaia e ai sindacati. Hanno permesso l’attività dei pretori d’assalto e distrutto alcuni partiti della Prima repubblica consentendo la sopravvivenza dell’unica formazione politica condannata dalla Storia.
Hanno delegittimato gran parte della classe dirigente del paese. Hanno ridimensionato Berlusconi e tentano di farlo oggi con la Meloni. Possiamo garantire che la Giustizia italiana garantisca la “certezza” del diritto e sia citata nel mondo come modello di efficienza? Mi sono limitato a ricordare i fatti, lasciando al lettore di trarre le conclusioni secondo le proprie convinzioni etiche e politiche. Registro peraltro il fatto che Mani pulite è stato un fenomeno solamente italiano.
Segnalerò ora un caso in cui sarebbe preferibile avere una Magistratura di aristocratici. In Europa, le leggi sono approvate dal Parlamento e la loro legittimità è valutata dalla Corte di Giustizia che viene nominata dai vari governi. Le leggi e la loro interpretazione dipendono dalla maggioranza che si forma ogni cinque anni. Avviene così che in materia di immigrazione le discussioni in Aula e le sentenze della Corte sono espressione delle coalizioni di governo. Il PD, all’opposizione in Italia, è in maggioranza in Europa ed è in grado di condizionare il Parlamento e la Corte di Giustizia europei. Quando i giudici italiani orientati a “sinistra” si rimettono alle decisioni di questi organismi sovrannazionali condizionati dalla stessa “sinistra”, in effetti giocano in casa.
Si assiste così allo spettacolo di deputati europei espressi dal PD, che utilizzano la loro posizione contro il governo italiano. Dal momento che il sistema è quello prima descritto, ha ragione la sinistra a contestare Fitto che non appartiene allo schieramento di governo europeo. Gli interessi del paese passano in seconda linea. Ha invece torto la Schlein a contestare la politica della Meloni in tema di immigrazione, per il fatto che il Pd aveva adottato una politica analoga a quella dell’attuale governo. Il Piano Mattei, ossia l’adozione di patti con i principali paesi africani per contenere l’immigrazione, dietro compensi economici, è stato un’idea della sinistra.
I provvedimenti principali adottati con il “Decreto Minniti” sono stati l’abolizione del secondo grado di giudizio per i “migranti che fanno ricorso contro il respingimento della domanda d’asilo, l’abolizione dell’udienza, il lavoro volontario dei migranti, la riapertura e l’aumento del numero dei Centri di identificazione ed espulsione (CIE) e il raddoppio delle espulsioni degli immigrati irregolari.
Il 9 gennaio 2017 Minniti si è recato in Libia, dove aveva avviato le trattative con il presidente Fayez al-Sarraj per un nuovo accordo sui rimpatri. Il Memorandum Italia-Libia del 2017 è stato firmato da Gentiloni. A parte le critiche dei soliti intellettuali d’area e delle cooperative che gestivano il business dell’immigrazione, non si sono registrate significative prese di posizione antigovernative da parte della Magistratura.
Il fatto è che il problema “immigrazione” è di una gravità enorme per un paese di frontiera e che il tentativo di bloccare l’esperimento albanese costituisce danno gravissimo per il popolo italiano. La sinistra dovrebbe fare di tutto perché passasse in Europa una normativa molto rigida per l’ingresso e l’espulsione dei senza “visto” (i sans papiers francesi).
I giudici c’entrano fino ad un certo punto. Il problema è che il mondo occidentale è bloccato da leggi “universali” sui diritti dell’uomo che risalgono ad oltre mezzo secolo fa, allorché il problema dell’immigrazione era limitato nel numero e nella composizione. Nessuno aveva previsto l’emigrazione di sterminate masse anonime e incontrollabili. Quelle leggi umanitarie sono dunque inidonee a risolvere la situazione contingente. In Europa, o si interpretano le leggi con criteri evolutivi oppure si finisce per applicare un ammasso di teorie relative ad un’epoca ormai scomparsa.
L’unità delle forze politiche dovrebbe realizzarsi per tutti i problemi sociali. Perché andare in treno in Italia è più pericoloso che in Francia o in Austria? Perché i poliziotti francesi e austriaci, quando individuano le persone che aggrediscono il passeggero o il ferroviere, usano metodi spicci. Comunque la si pensi al riguardo dell’uso della forza, è un fatto che questi episodi di delinquenza sono molto più frequenti in Italia, dal momento che i trasgressori hanno elevate probabilità di non scontare la pena.
Non sto parlando di extracomunitari ma di cittadini qualsiasi che devono avere una certa paura della legge per rispettarla. In ogni paese del mondo esistono infatti minoranze di individui per i quali l’ordine pubblico non è la voce della coscienza ma del poliziotto.
Ho ricordato i pendolari che devono raggiungere il posto di lavoro, per affrontare l’eterno problema del conflitto tra i diritti “individuali” rispetto a quelli “collettivi”. Deve prevalere il diritto all’incolumità dei “passeggeri” o quello del singolo soggetto che commette reati? Quando i sindacati dei ferrovieri chiedono maggior protezione, ripetono un rito inutile, dal momento che lo Stato non può permettersi di assumere il numero di poliziotti che sarebbe necessario per contrastare quei fenomeni.
Allorché i medici del pronto soccorso, gli infermieri o gli insegnanti vengono percossi dai pazienti o dai genitori che ritengono di farsi giustizia rispetto a presunti disservizi, lo sdegno popolare dura una mattinata. La gente ignora che i medici psichiatri rischiano ogni giorno la vita.
Invece cosa fa l’attuale opposizione? Denuncia che il Governo ha investito poche risorse nella sanità, nella scuola, nelle forze dell’ordine, senza ricordare che i problemi di bilancio li avevano anche loro quando detenevano il potere. E se vogliamo proprio attribuire all’inefficienza dei governi i drammi sociali dell’immigrazione (mi riferisco al trattamento disumano degli immigrati che non trovano un lavoro o una casa), la sostanza non cambia dal momento che in quell’impresa hanno fallito i partiti di tutti i colori politici.
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