Propongo un sondaggio: quanto interessano agli italiani i problemi che inondano i nostri giornali?- Blitzquotidiano.it (foto ANSA)
Si potrebbe lanciare un sondaggio di questo tipo: quanto interessano agli italiani i problemi che inondano quotidianamente i nostri giornali?
Il quesito potrebbe essere posto ad una famiglia con padre, madre e due figli. Vediamo un po’: il caso Almasri, il mistero dei giornalisti spiati, la breve “crociera” dei migranti in Albania, la tossicità di certi sindacalisti, fascista e antifascista.
Allora, quale sarebbe la risposta? “Noi dobbiamo solo pensare ogni giorno a come mettere insieme il pranzo con la cena”.
Eccolo, lo spaccato dell’Italia che i Palazzi dimenticano. Ecco perché poi tanta gente non va alle urne il giorno delle elezioni. E forse anche perché non legge più i giornali. Non si fida più della politica, pensa (e tante volte ha ragione) che in quelle segrete stanze si fanno solo chiacchiere. Oppure si cerca di mettere in cattiva luce l’avversario per non perdere la comoda poltrona , sulla quale siede.
Le proteste dell’altra gente comune, l’aumento sproporzionato delle bollette della luce e del gas, il carrello della spesa, la sanità pubblica che funziona a singhiozzo (quando va bene), la scuola, la difficoltà a comprare i libri indispensabili per lo studio: no, questi sono inconvenienti secondari, l’importante è trovare il cavillo per combattere il governo, oppure dimostrare che a Palazzo Chigi tutto va bene madama la marchesa.
Questi sono i punti importanti di cui occuparsi, l’informazione segue tale andazzo e le pagine sono stracolme soltanto di politica: quella fasulla, non quella vera che potrebbe venire incontro a milioni di famiglie.
Casi del genere hanno un piccolo spazio: se valgono un titolo in prima pagina questo dura si e no un giorno. Perciò i disagi aumentano e il distacco con la politica cresce.
I sindacati scioperano più di una volta alla settimana: chi è che ci rimette? Il povero cristo che deve raggiungere a tutti i costi l’ ufficio per non perdere una giornata di stipendio che significa aumentare il disagio economico di ogni mese. Ma tutto ciò a chi guida il sindacato poco interessa, l’importante è far capire che si è ancora vivi e vegeti, pronti alla rivolta sociale.
La premier è dura in questa circostanza, parla di un sindacato “tossico”. Maurizio Landini, il leader della Cgil, ritiene di essere chiamato in causa e risponde in tono ironico: “Non sono mai stato così bene a dispetto di chi pensa il contrario”.
È proprio l’ironia un’altra arma di cui si servono a piacimento la maggioranza e la minoranza. Quando si è con le spalle al muro e difendersi diventa difficile si sorride e si trova la risposta beffarda che strappa un secondo sorriso.
Le buone intenzioni si susseguono: il governo apre alle toghe, le tasse diminuiranno per la rottamazione delle cartelle, il ministro Giorgetti non dice no, anche se in cuor suo sa che non ci sono i fondi necessari, l’Albania funzionerà di nuovo per i migranti, parola di Giorgia Meloni, avremo un giorno un partito della Nazione che metterà d’accordo tutti.
Ma siamo alle promesse, alle solite. Le elezioni politiche sono ancora lontane, ci sarà il tempo di organizzare una campagna elettorale con i fiocchi. “Campa cavallo mio che l’erba cresce”, insegna un vecchio e saggio adagio.
È proprio così: ogni giorno chi combatte con i problemi quotidiani spera, aprendo un giornale o ascoltando la tv di sentire la notizia in grado di risolvere tutto il risolvibile. La realtà è un’altra, quella che non si dimentica di ricordarci che si deve arrivare alla fine del mese senza l’assillo dell’euro che ti manca per non far soffrire la tua famiglia.