Le condizioni di Putin per la tregua: niente Nato e armi e linea del fronte congelata (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Quali sono, nello specifico, le condizioni della Russia per arrivare al tanto atteso cessate il fuoco di cui hanno discusso l’Ucraina e gli Usa in Arabia Saudita? Le condizioni non sono da poco: niente Kiev nella Nato, basta armi e soprattutto linea del fronte congelata.
Questa, in sintesi, la tanto attesa risposta di Vladimir Putin scaturita nei colloqui tra il presidente russo e l’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, cominciati nella serata di ieri a Mosca nel più stretto riserbo.
La Russia “sostiene” l’idea di una tregua in Ucraina, ma ci sono una serie di “sfumature” che vanno ancora analizzate. E comunque, ogni cessate il fuoco deve essere “tale da portare a una pace a lungo termine e affrontare le cause di fondo del conflitto”.
I particolari vanno messi a punto con ulteriori “consultazioni con gli Stati Uniti”, magari a livello di presidenti, ha aggiunto lo stesso Putin, esprimendo “gratitudine” per gli sforzi del suo omologo americano, Donald Trump, per mettere fine al conflitto.
Per il momento, Putin non ha voluto mostrare alcun cedimento. “L’idea di un cessate il fuoco in sé è corretta, e sicuramente la sosteniamo, ma ci sono sfumature che dobbiamo discutere” ha sottolineato ancora il presidente russo. Tra queste ha citato alcuni aspetti tecnici, come chi dovrà ordinare la cessazione delle ostilità, o come controllare la tenuta della tregua su una linea del fronte lunga 2000 chilometri. E come verificare che l’Ucraina non usi la tregua temporanea per continuare “la mobilitazione forzata e gli approvvigionamenti di armi”.
Con questo, Putin ha confermato tutte le perplessità espresse dai suoi collaboratori nelle ore precedenti. In particolare dal suo consigliere Ushakov, secondo il quale la proposta di cessate il fuoco di 30 giorni “deve essere modificata per tenere conto degli interessi della Russia”, perché “rappresenta solo l’approccio dell’Ucraina”.
Una tregua come questa, secondo Ushakov, è una soluzione “affrettata” che non condurrebbe a una soluzione “duratura” del conflitto. Mentre per la Russia dovrebbe portare alla soluzione delle “cause di fondo” del conflitto, come ha sottolineato lo stesso Putin. Oltre a non dare più armi a Kiev si deve chiudere a ogni ipotesi di adesione dell’Ucraina alla Nato. Una condizione sulla quale, secondo Ushakov, la Russia ha già incassato il consenso di Washington.
Ma Mosca insiste anche nelle sue richieste territoriali, che prevedono la cessione da parte dell’Ucraina delle quattro regioni (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson) che ora sono parzialmente occupate dalle forze russe, oltre alla Crimea, annessa fin dal 2014 da Mosca. Si tratta di “regioni della Federazione Russa”, come è scritto nella Costituzione, e “questo è un dato di fatto” ha detto il portavoce di Putin, Dmitry Peskov.
Mosca insomma si fa forte dei successi che le sue truppe continuano a ottenere lungo tutto il fronte, secondo Putin. Ma soprattutto negli ultimi giorni nella regione di Kursk, dalla quale stanno mettendo in fuga le forze d’invasione ucraine.
Secondo Trump, Putin ha fatto una dichiarazione “molto promettente” ma “non completa”. Il tycoon lo ha detto incontrando il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Il presidente Usa ha precisato che sarebbe “un momento molto deludente per il mondo” se la Russia rifiutasse un piano di pace.
“Mi piacerebbe incontrarlo, parlare con Putin”, ha fatto sapere ancora Trump. Ma per ora non è in programma nemmeno il tanto atteso nuovo colloquio telefonico tra i due leader, ha sottolineato il consigliere del Cremlino per la politica estera, Yuri Ushakov.